Marino: "Lavoro e guardo avanti". Pd teme il ritiro delle dimissioni: "Un balletto incomprensibile"
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ROMA, 28 OTTOBRE 2015 - Inaugura una strada in periferia, convoca la giunta, studia delibere. Poi arriva la frase che fa sussultare il Pd: “Questa giunta lavora e guarda oltre, Roma deve andare avanti". Insomma, a cinque giorni dalle sue dimissioni Ignazio Marino vuole andare fino in fondo. E tenta tutte le strade per non lasciare, o almeno ci prova. Si presenta come un primo cittadino in piena attività. Discute con assessori e consiglieri per capire su quali numeri può ancora contare. Valuta come preparare una resistenza a oltranza e sfidare il suo partito, il Pd. Di sicuro, insomma, non sembra intenzionato a mollare, anzi. [MORE]
Così il Pd è costretto a studiare le contromosse nel caso Marino decida di giocare l’ultima carta a suo favore che sancirebbe la rottura definitiva con il suo partito: il ritiro delle dimissioni. Se l’opzione della sfiducia lacererebbe ulteriormente un Pd romano ormai sfibrato, i consiglieri dem potrebbero decidere di dimettersi in massa per paralizzare di fatto ogni atto della Giunta, anche di ordinaria amministrazione. Uno scenario complicato, che preoccupa il commissario Pd Matteo Orfini convinto fino a pochi giorni fa di essere arrivato alla conclusione della vicenda. I bene informati dicono che abbia assicurato il Nazareno che Marino dal 2 novembre, giorno in cui scade il tempo per il ritiro delle dimissioni, non sarà più sindaco di Roma.
Ma in casa dei democratici non tutti ci credono e parlano di una "situazione di stallo", di "calma prima della tempesta". Così molti dal Pd alzano la voce, per accelerare i tempi: "Marino? Confermerà le dimissioni, la linea del Pd è stata decisa e non è cambiata. Il Pd ha avuto le palle a rinunciare a Marino, non è stata una decisione presa a cuor leggero. Ci accusavano di tenerlo in piedi perché non volevamo le elezioni, ora possiamo perdere", ha avvertito l'assessore ai Trasporti, e senatore Pd, Stefano Esposito. "Ritirare le dimissioni avrebbe il solo effetto di ritardare i tempi di soluzione delle molte urgenze di Roma alla vigilia del giubileo. Mi auguro dunque che non ci ripensi", fa notare Andrea Romano, deputato Pd: “Se Marino ci ripensasse farebbe una figura non nobilissima con un balletto incomprensibile".
La compagine dei consiglieri capitolini, però, non è poi così compatta. "Non voterò la sfiducia assieme a chi ha lasciato la città a Mafia Capitale", tuonava ieri il capogruppo Fabrizio Panecaldo. E Sel "neanche prende in considerazione l'ipotesi dimissioni". Se lo scenario predetto da Orfini non si avverasse aumenterebbe sicuramente il malcontento strisciante per la gestione commissariale del partito romano.
Intanto Marino ha convocato alle 11 una riunione della Giunta capitolina. Non è stato ancora reso noto l'ordine del giorno della seduta dell'esecutivo capitolino ma, a quanto si apprende, sul tavolo potrebbe esserci il provvedimento per la pedonalizzazione totale di via dei Fori Imperiali. E alla Segreteria generale del Comune sarebbe stato chiesto di restare al lavoro anche nel fine settimana. Come se il sindaco volesse tenersi aperta ogni strada fino alla mezzanotte di domenica 1° novembre.
Insomma, nel braccio di ferro tra Marino e il Pd, il sindaco sarebbe sempre più intenzionato a ritirare le dimissioni a costo di una rottura definitiva. In mattinata si è tenuta una riunione della giunta capitolina. "Oggi bbiamo una giunta molto, molto importante, densa di decisioni", ha detto il sindaco arrivando nell'Aula Giulio Cesare. Poi dal Campidoglio la precisazione: la riunione della giunta è stata una riunione "tecnica, dove non si sono affrontati temi politici come le dimissioni. Il sindaco di Roma sta ancora riflettendo e valutando la possibilità di ritiro delle dimissioni". Ma l'impressione è che quella di oggi potrebbe essere una gionrata decisiva.
Tiziano Rugi