"Maricica per quattro volte chiese scusa all'assassino" ha ribadito la commessa del Bar  Anagnina
Cronaca Lazio

"Maricica per quattro volte chiese scusa all'assassino" ha ribadito la commessa del Bar Anagnina

venerdì 14 ottobre, 2011

ROMA 14 OTT. 2011 - “Per quattro volte Maricica Hahaianu ha chiesto scusa ad Alessio Bertone per averlo superato involontariamente nella fila che quella mattina si era formata dinnanzi alla cassa del bar dove lavoro”, con queste parole la commessa del caffè – tabaccheria della stazione della metropolitana dell'Anagnina a Roma ha ribadito ai giudici del Tribunale della Capitale le fasi che immediatamente precedettero, l'otto Ottobre di un anno fa, l'aggressione mortale contro l'infermiera romena che lavorava nella clinica Villa Fulvia, che si trova nella capitale, da parte del romano Alessio Burtone. [MORE]

Contemporaneamente alla ripetizione della testimonianza della commessa, una delle poche testimoni oculari dell'inizio del litigio poi degenerato in assassinio, la prima sezione della Corte d'Assise della Capitale ha affidato ad un collegio di periti medici il compito di stabilire se Maricica morì esclusivamente per il pugno violento sferratogli da Burtone, che senza successo ambiva a farsi strada nel mondo del pugilato, o in qualche modo concorse la negligenza dei medici del Policlinico Casilino ove rimase ricoverata per parecchi giorni sino al decesso. Secondo il legale di parte civile, che rappresenta il vedovo Adrian ed il figlio Alessio, oggi orfano, di soli quattro anni, il tentativo degli avvocati di Bertone di addossare ogni responsabilità della morte della donna ai sanitari del Casilino che avrebbero preso il caso sottogamba è semplicemente risibile e destinato a fallire. Adrian Hahaianu, da parte sua, è tornato, forse definitivamente, in Romania insieme al figlioletto Alessio.



Nella natia Ramnicu Sarat ha trascorso il primo anniversario della morte dell'amata moglie e ieri non era presente alla stazione Anagnina dove, per iniziativa del decimo Municipio romano, è stata scoperta una targa che ricorda la mortale aggressione. Adrian ha una fiducia incondizionata nei confronti della giustizia italiana ma, tosto, ha aggiunto: “ Non potrò mai perdonare chi ha distrutto la mia vita e quella della nostra creatura Alessio che ancora ha solo quattro anni ma quando chiede della madre piange incessantemente. Maricica è stata uccisa solamente perché romena, credo che se fosse stata italiana non sarebbe accaduta una tragedia di queste proporzioni. E' stata uccisa da chi, tra i molti, ritiene che le mie connazionali siano tutte delle poche di buono. Quel pugno ha portato via, oltre che la vita di Maricica, pure il nostro sogno italiano”. Adrian, infatti, dopo otto mesi dalla morte della moglie ha pure perso il lavoro. Faceva il fabbro in un'azienda sulla Casilina a Roma ma una mattina il principale lo ha chiamato e, nonostante la sua condizione di vedovo con un infante da allevare, lo ha licenziato su due piedi.


“ C'è la crisi non posso più tenerti” gli avrebbe detto. Qualche vicino, invece, sussurra che all'imprenditore sia stato chiesto con decisione, sotto pena di rappresaglia, di lasciare a casa il romeno. In realtà molti ambienti della Roma xenofoba sin dall'inizio della triste vicenda presero le difese di Burtone. “ E' stato provocato da quella straniera, le ha reso la pariglia che si meritava”, dissero con la stessa logica con la quale la Domenica del derby calcistico Roma- Lazio si recano all'Olimpico con il solo scopo di partecipare ad una violenta battaglia tra Ultras dagli stendardi di diverso colore. D'altronde quando i Carabinieri si recarono a Centocelle, a casa di Burtone per arrestarlo, gran parte del vicinato scese in strada per sostenerlo e fischiare i tutori dell'ordine che eseguivano semplicemente un ordine del giudice.
Sergio Bagnoli


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