Malasanità: alla Calabria spetta il record della vergogna (2)
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COSENZA, 22 FEBBRAIO 2012 - (SECONDO CAPITOLO) Continuando a parlare di malasanità, il riscontro che sancisce il record negativo della sanità calabrese, per decretare gli errori in Sanità, è stato presentato dalla Commissione parlamentare d'inchiesta presieduta dal portavoce nazionale di Idv, Leoluca Orlando, lo scorso Settembre 2011. Su 326 episodi di errori sanitari sull'intero territorio nazionale, 78 si sono verificati nella regione del Sud, e 59 volte sono finiti con la morte del paziente. Situazioni allarmanti si sono registrate anche in Sicilia, Lazio e Puglia: Sicilia (63 e 43) seguita da Lazio (32 e 19) e Puglia (23 e 14). Nello specifico, ci sarebbero stati 64 errori sanitari, che in 49 casi avrebbero portato al decesso del paziente, ed in altre 14 circostanze ci sarebbero state altre criticità o disfunzioni di diversa natura che in 10 casi hanno avuto come esito il decesso del paziente. Su queste segnalazioni, la Commissione parlamentare d´inchiesta ha inoltrato una richiesta di relazione indirizzata al Presidente della Regione, Giuseppe Scopelliti, per avere informazioni volte a far luce sulle situazioni che hanno determinato l´eventuale criticità segnalata.[MORE]
Il dato nazionale complessivo vede una morte sospetta ogni due giorni e di queste uno ogni quattro in Calabria. Dati allarmanti che non fanno stare sereni proprio per nulla i calabresi che si devono curare nella propria regione, infatti, la sanità calabrese ogni giorno presenta un conto salatissimo per i suoi assistiti. Secondi in Italia per spesa pro capite sulla sanità, ma agli ultimi posti per la qualità dell'offerta nei servizi sanitari principali. I calabresi se la passano abbastanza male, anche perché, la Calabria primeggia per emigrazione sanitaria. In Calabria si spendono in media all'anno 3.110,2 euro pro capite. Praticamente, dalle nostre parti, si spende il triplo del Veneto. Numeri allarmanti, soprattutto per le tasche dei contribuenti: con il varo del federalismo fiscale, la copertura integrale del deficit sarà a totale carico delle singole Regioni. In pratica più di 3 mila euro dovranno venir fuori dalle tasche dei martoriati calabresi.
La relazione della Commissione d'indagine: “sulla qualità dell'assistenza prestata dal servizio sanitario della Regione Calabria”, datata 14 Aprile 2008 era un elenco di situazioni sconcertanti: in 36 ospedali calabresi (su 39) furono trovate irregolarità, oltre alla mancanza di una rete d'emergenza. Per contro, abbondava in quasi tutti i nosocomi il personale amministrativo, proliferato oltre ogni decenza. In un caso, quello della Azienda sanitaria provinciale di Crotone, il prefetto Riccio scriveva così: “su 1.980 dipendenti, 353 amministrativi sembrano veramente troppi”, tanto più che "l'incidenza delle strutture private è straordinariamente elevata: il numero degli esami di laboratorio effettuati in ospedale è molto basso”. Probabilmente con le stesse apparecchiature, e la stessa dotazione organica si possono raddoppiare o triplicare i fatturati (riducendo i budget per i laboratori privati). I quali invece, annotava sconcertato il prefetto, “complessivamente forniscono oltre 732.000 prestazioni l'anno”.
Altro tasto dolente: gli ospedali della Piana di Gioia Tauro, i dipendenti sono 1.758 per 234 posti letto: 7,5 a letto, contro una media nazionale di 2,9. A Gioia Tauro, in ospedale ci sono 26 cuochi, anche se i pasti li porta una ditta esterna per soli 32 posti letto, in teoria quasi un cuoco per ogni paziente. Nell' ospedale di Vibo Valentia, per 200 letti, lavorano ben 115 medici, 220 infermieri, 16 ausiliari e 10 tecnici. D'altronde qui per tantissimo tempo la 'ndrangheta con i suoi boss e gregari ha fatto da efficientissimo ufficio di collocamento per parenti e amici degli amici. Basti pensare che la Commissione parlamentare antimafia, nella relazione annuale 2008, scrive: “In un'azienda sanitaria lo Stato non è riuscito a far luce sul numero dei dipendenti e sul posto indicato in organico”. Si parla di Locri, dove 13 medici, 23 tra tecnici ed infermieri e ventinove addetti alle pulizie sono parenti di boss, ma non è solo Locri così, ma nell'intera regione Calabria, dove si può ancora morire per un'appendicite o un ingessatura troppa stretta oppure perché mancano le ambulanze. Su episodi di mala sanità indagano le procure dell'intera regione: A Reggio Calabria, Locri e Palmi. A Lamezia Terme, Vibo e Catanzaro. A Cosenza, Rossano e Paola, ovvero un dato pesante. In Calabria 9 procure su 11 hanno aperto fascicoli per casi di presunta malasanità.
Caterina Stabile
( foto da: www.emiliogrimaldi.blogspot.com)