Malala compie 18 anni e lancia #booksnotbullets: più soldi per la cultura, meno per le armi
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PAKISTAN, 14 LUGLIO 2015 -Raggiungere il traguardo dei diciotto anni è, per noi cresciuti nella culla della cultura occidentale, l’evento di iniaziazione che ci proietta nel mondo degli adulti. È evento festoso atteso ed allietato dalla presenza di conoscenti con relativi regali. Ennesimo trionfo del consumismo. L’ormai insostenibile leggerezza con cui viviamo questi eventi lascia il posto al senso più profondo nelle parti del mondo laddove compiere diciotto anni è una tappa condita da ostacoli che segnano il breve confine fra la vita e la morte: fame, carestie, sofferenze e malattie.
Storie d’infanzia, come quelle di Malala Yousafzai, hanno commosso il mondo e celebrare i diciotto per Malala è un miracolo che merita d’esser ricordato. Nel 2012, in ottobre, la ragazza pakistana aveva solo 15 anni: aveva conosciuto già ampiamente sulla propria pelle le sofferenze d’una vita nel terrore, ma non aveva perso il sogno d’esser libera. Come Daniel, il bimbo filippino che studiava alla luce del lampione, anche Malala saziava la sua fame nutrendosi di cultura: l’impegno nel coinvolgere altre giovani pakistane gli costò un attentato mentre tornava da scuola in bus, autori i Talebani che, com’è noto, insinuano le proprie radici proprio nella provocata ignoranza d’un popolo costretto ad esser schiavo. Il suo diario, scritto in urdu ed affidato alla BBC per la pubblicazione, era straziante racconto della vita sotto regime.
E quell’attentato riuscì a smuovere migliaia di coscienze, ragazze soprattutto, che rivendicavano il diritto alla cultura negatogli, unica possibilità di riscatto sociale. Le serie condizioni di salute di Malala riuscirono a raccogliere la mobilitaIone di molteplici istituzioni mondiali: nel marzo 2013 potè ripartire con i suoi studi a Birmingham, nel Regno Unito. Da allora divenne simbolo della lotta per lo studio e per la dignità femminile: il memorabile discorso alle Nazioni Unite, l’appello all’impegno unanime del Mondo per la condivisione del diritto ad avere una cultura che è di ogni persona, gli valse il Nobel per la Pace. Il foulard di Benazir Bhutto, donna-premier pakistana colpita ed uccisa da Al-Qaeda, coglieva ancora l’occasione di poggiarsi sul capo di un’eroina. “Un bambino, un insegnante e un libro possono cambiare il mondo. Impugniamo i nostri libri e le nostre penne, che sono loro le nostre armi più potenti”. Parole che pronunciate da Malala trafiggono il sistema d’informazione mondiale, spesso alla mercè degli interessi, spesso cieco e volutamente disattento. [MORE]
L’hashtag che la ragazza diciottenne ha voluto lanciare per l’occasione è #booksnotbullets, libri e non proiettili. Una foto la ritrae con in mano Il diario di Anna Frank: “l’istruzione è l’unica arma per il cambiamento”, è il monito per sensibilizzare il popolo dei social. Assistere allo spettacolo del Sole che s’allontana per lasciare il posto ad un’ altra notte è un traguardo importante per chi, sfiorando la morte, sa dar ora valore alla vita. A ferire Malala ciò che porta in dote la parte irrazionale dell’essere umano, unica specie animale in grado di condursi verso l’autodistruzione: otto giorni di spese militari in meno condurrebbero tutti i bambini e le bambine del Mondo al compimento di un ciclo di 12 anni di studi. Lapalissiana evidenza che non ha bisogno di ulteriori spiegazioni.
Salvatore Remorgida