Magna Graecia Film Festival, grande lezione di Gioacchino Criaco
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Catanzaro, 4 Agosto -
Nell’incantevole scenario del Complesso Monumentael del San Giovanni, ieri sera, per la seconda masterclass in programma, il Magna Graecia Film Festival ha ospitato lo scrittore e sceneggiatore Gioacchino Criaco, grande protagonista del mondo intellettuale calabrese. Punto di riferimento di tanti scrittori ed intellettuali che stanno emergendo in tutta la regione, consentendo così la formazione di una nuova realtà culturale che torna, finalmente, ad incidere sul modo di raccontare questa terra, finora prevalentemente raccontata da chi “nella pancia del popolo calabrese non c'è mai stato”. Una narrazione che esalta qualità finora sottaciute senza nascondere i tanti difetti, aiutando, però, a capire quali sono le cause e le eventuali responsabilità. Una nuova letteratura italiana con ambientazione in Calabria molto apprezzata in tutto il paese e all'estero.
Grazie alla sensibilità della giornalista Maria Rita Galati, che ha saputo stimolare il racconto di Criaco, l’incontro si è trasformato in una vera e propria lezione di letteratura, molto apprezzata dai presenti.
Riportiamo qui una breve sintesi, cercando di cogliere i punti salienti:
Gioacchino Criaco e “Anime Nere”
Sono arrivato ad “Anime Nere” dopo un viaggio durato più di vent’anni. Finite le scuole superiori sono scappato dall’Aspromonte con l’idea di non rivederlo mai più. Dopo questo lungo periodo trascorso in giro, felice di stare lontano, una mattina, invece di andare allo studio legale un cui lavoravo, sono salito in macchina senza fare la valigia e sono tornato.
Per molti mesi ho vissuto quasi da eremita in Aspromonte. Quando sono sceso mi sono seduto al computer per fissare una frase che mi era frullata in testa per tutto quel periodo: “camminavamo veloci”. Non sapevo perché mi frullava, l’ho scoperto dopo molto tempo. L’avevo letta nella mia infanzia in un libro di Saverio Strati, ”La Teda”, ambientato ad Africo, in montagna.
Su questa frase ho iniziato a caricarci tutto me stesso. Mi sono chiuso in camera per 4 giorni e ne sono uscito con 200 pagine. Anime Nere è questo, ciò che l’Aspromonte mi ha donato in questo viaggio del ritorno. Diventa subito una bomba per quella che era l’intellighenzia nazionale, perché racconta in maniera cruda il punto di vista nostro rispetto al modello occidentale in cui viviamo.
Gioacchino Criaco e la Chanson d’Aspremont
La Calabria ha avuto un modello letterario originale e molto imitato. La scuola letteraria calabrese è la Chanson d’Aspremont, scritto da un poeta aspromontano in onore della crociata che partiva da (Reggio) con Riccardo Cuor di Leone che andava a Gerusalemme. È stato il primo poema dell’epica dei Paladini. Le Chansons de geste nascono da questo poema che dà la vita a Orlando, a Carlo Magno e a tanti altri paladini. La sua ambientazione è nella rocca di Pentedattilo. L’Ariosto ha avuto la capacità di prendere quest’opera e farne un’altra diventata famosissima. Nel riscrivere l’opera ha cambiato, però, il luogo. Questa scuola di letteratura me l’ha trasmessa mio nonno che mi raccontava le gesta dei paladini della Chanson d’Aspremont e rimane ancora oggi la mia scuola di riferimento letterario.
Gioacchino Criaco, Corrado Alvaro e gli altri grandi della letteratura del ‘900 ambientata in Calabria
Corrado Alvaro è un grande assoluto della letteratura del ‘900. Ha una letteratura immensa cha va dalla letteratura, al giornalismo fino al cinema. Ha sceneggiato “Riso amaro” e tanti altri grandi film del dopoguerra. Ha vinto David di Donatello e nessuno lo ricorda per questo. Purtroppo tutte le grandi cose che ha fatto sono state tenute nascoste, perché faceva più comodo che il suo racconto dose limitato a quella parte del “piagnisteo, della rassegnazione, della resa”. Il suo racconto del pastore è il racconto del riposo del guerriero, non di chi si è arreso. Lui ha raccontato l’impresa del pastore, ma è evidentemente utile ricordare l’attimo del riposo. L’hanno fatto diventare il cantore dei vinti ma è un falso storico. Stessa cosa è successa a Saverio Strati. Insieme a loro ce ne erano un’infinità: Seminara, Repaci, Perri, La Cava, Costabile, Calogero e il più grande scrittore dei temi di mafia, Saverio Montalto.
Finita l’epoca di questi grandissimi autori segue una produzione intellettuale di “regime”, cioè nascono gli intellettuali a cui la politica garantisce le cattedre universitarie, nasce una cultura che diventa pane per chi la produce, che non spiega cosa sia la Calabria veramente e non dà una visione mediterranea di questa terra.
Gioacchino Criaco e la strage di Duisburg
Anime Nere è stato scritto prima della strage di Duisburg. Per una coincidenza del destino il giorno della strage mi trovavo in Germania. Il libro stava per uscire. D’accordo con la Rubettino abbiamo bloccato la pubblicazione, perché per noi era come se speculassimo su un lutto che ci aveva toccato profondamente tutti. Fortunatamente, quando è stato pubblicato un anno dopo, non c’è stato nessun equivoco con la strage.
Gioacchino Criaco e “La Maligredi”
In realtà tutti i romanzi che ho pubblicato li ho scritti più o meno contemporaneamente. La Maligredi è un prequel di Anime Nere ma, in quel momento storico, pubblicarlo prima non sarebbe servito a niente. È una storia bellissima in cui il ruolo delle donne è starordinario. Purtroppo in quel momento l’informazione e l’editoria volevano dalla Calabria una sola cosa: ‘ndrangheta. Per raccontare quello che avevamo dentro abbiamo dovuto ingannare il sistema. Gli abbiamo fatto credere che fosse una storia di ‘ndrangheta ma in realtà è molto di più. Una volto ottenuto il grande successo abbiamo potuto spiegare, ed essere creduti, che oltre al mondo criminale c’è anche un mondo di gente che lotta, che resiste, che non è complice di logiche criminali.
Gioacchino Criaco e “L’ultimo Drago d’Aspromonte”
Può essere benissimo una fiaba. È la prima volta che provo a fare un libro illustrato, una Graphic Novel. Ha collaborato con me Vincenzo Filosa. È stata uan fortuna incontrarlo perché è fra i primi dieci disegnatori internazionali, uno dei pochi che può fregiarsi del titolo di Sensei, cioè dei maestri giapponesi del disegno. È di Crotone ma vive come me a Milano. Io ho scritto la mia favola e Vincenzo ha disegnato la sua. Le due cose si sono sovrapposte e si sono abbracciate, costruendo una favola moderna, un mondo orientale che sta nell’occidente arido. L’ultimo Drago è l’ultima speranza per un cuore che si è fermato. Nel disegno la testa del drago è straordinariamente somigliante a E.T.
Gioacchino Criaco, le scuole e il teatro
Io nelle scuole ci vado molto spesso. Poco in quelle calabresi, molto in quelle del nord. Opere teatrali non ne ho fatta, ma ci ha pensato qualcun altro. Hanno portato in scena una piece che ha avuto grande successo che altro non era che Anime Nere anche se io non avevo ceduto i diritti. Mi è piaciuta e li ho lasciati fare.
Saverio Fontana