"Magic in the Moonlight" di Woody Allen, solo Giulietta può convincere the illusionist
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"Magic in the Moonlight" di Woody Allen, solo Giulietta può convincere the illusionist

sabato 6 dicembre, 2014

MAGIC IN THE MOONLIGHT di Woody Allen, la recensione. Il carrozzone itinerante di Woody Allen ferma stavolta in Costa Azzurra, dove scintillano gli smaltati panorami e lo stile del cineasta, che lo smalto lo conserva a dispetto dei quasi ottant’anni, brilla, non abbacinante, quasi per inerzia: ma il tramonto è lontano, per fortuna. Magic in the Moonlight non aggiunge granché alle romanticherie filosofiche ed affettuose divagazioni del regista, ma è una godibile vacanza cinematografica, con tanto di bel maquillage (costumi di Sonia Grande) e la fulminea piacevolezza di un’illusione in cartolina.

Tolti i baffetti e distesi gli occhi a mandorla, Wei Ling Soo, celebre prestigiatore cinese, è in realtà Stanley Crawford (Colin Firth), damerino inglese iper-scettico e raziocinante, che interrompe il tour europeo di spettacolini per smascherare, su richiesta di un amico, un’incantevole medium (Emma Stone), tale Sophie Baker, piazzatasi di stanza in una villa di ricconi sulla Costa Azzurra. Se è una truffatrice, ci sa fare bene – ed il pessimista bacchettone comincia a vacillare, con la testa e col cuore. [MORE]

BASTA CHE FUNZIONI IL MOTORE - C’è una scena, in Magic in the Moonlight, in cui il motore della Ford, modello 1930, va in panne: Stanley si dice sicuro di poterlo aggiustare (“sono abbastanza bravo in tutto ciò che ha a che fare con la meccanica”), e Sophie aspetta con grazia rassegnata, fin quando lo stacco del montaggio non ci porta al crepuscolo, con l’improvvisato meccanico che lamenta: “non ha alcun senso”, fissando sconsolato i due pezzi che avanzano dal motore rimesso – vorrebbe – a posto. La sequenza descrive (bene) il personaggio – un noioso infelice, infagottato nel proprio ego confidente ed in una logica ferrea che nega la magia, la vita ultraterrena, financo l’amore, isterilito in un rapporto molto scolastico con la fidanzatina Olivia.

Descrive (benino) anche il film nel complesso: è infelice nel risultato, ogni qual volta infila un Nietzsche o un Hobbes nella chiacchiera al club o nell’aperitivo in villa, mentre riacquista sorridente leggerezza allorché abbandona la propria meccanica dialettica, la stessa che Allen propina simpaticamente da decenni, questa volta – è la prima – su illusione e realtà, ragione e sentimento, fede ed ateismo.

EMMA STONE E IL CUOR DI PIETRA - Meglio, piuttosto, orgoglio e pregiudizio, con Colin Firth costretto a rispolverare più d’una movenza del proprio giovanile travestimento da Mr. Darcy nel serial tratto da Jane Austen (1995), come confermano le esilaranti dichiarazioni d’amore di questo film, sempre sconclusionate e tangenziali. All’immagine del motore – che non a caso s’ingolfa – si fa preferire quella dell’osservatorio astronomico in cui i due riparano, la stessa notte, “a rimirar le stelle”, lucenti quanto il sorriso di Emma Stone che ammorbidisce il cuor di pietra e fa breccia nella logica meno adamantina di un paio di begli occhi chiari. L’amore è il trucco per eccellenza, a cui val la pena credere: perché, d’altronde, basta che funzioni.

È dunque un Allen di transizione, quello di Magic in the Moonlight – ma a chi può dispiacere questa amabile levità, che alla consistenza depressa di Blue Jasmine sostituisce il ridente blu oltremarino del Sud della Francia e riprende il vintage vivace di Midnight in Paris? Meglio la notte della ragione - anche nel giudicare un film imperfetto – specie se il mezzodì ha questa chiarezza seducente e morbida, come nella scena in cui l’imbarazzato british tutto d’un pezzo fa visita all’assorta Giulietta, su di un’altalena che profuma di Watteau o Fragonard. Tanto vale lasciarsi dondolare, la gravità non è sempre una forza.

USCITA: 04 dicembre 2014
GENERE: Commedia
ANNO: 2014
REGIA: Woody Allen
SCENEGGIATURA: Woody Allen
CAST: Emma Stone, Colin Firth, Marcia Gay Harden, Hamish Linklater, Jacki Weaver, Eileen Atkins, Erica Leerhsen, Simon McBurney, Jeremy Shamos, Kenneth Edelson
FOTOGRAFIA: Darius Khondji
PRODUZIONE: Perdido Productions
DISTRIBUZIONE: Warner Bros. Italia
PAESE: USA
DURATA: 98 Min


Antonio Maiorino
 


Autore
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