Lunedì della seconda settimana di Quaresima: Siate misericordiosi come il Padre vostro
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Il Vangelo di questo giorno è breve ma intenso, colmo di significato. Se tutti mettessimo in pratica una sola frase di questo vangelo il mondo cambierebbe. Meditiamolo insieme.[MORE]
Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso.
Si è tanto parlato di misericordia. Che cos’è la misericordia? E’ amore gratuito, elargito per pietà, per compassione, per purissima bontà del cuore. Dio vede la nostra miseria, la nostra pena, il nostro peccato e ci perdona, ci dona la sua grazia, ci colma di ogni suo dono. Così deve essere il discepolo di Gesù, il figlio dell’Altissimo. Vede l’uomo suo fratello nella miseria, nel peccato, nel male, lo vede infangato di malvagità e di cattiveria e si mette a suo servizio, si piega su di lui e ne cura le ferite.
Il discepolo di Gesù è chiamato a manifestare sempre l’agire di Dio in mezzo ai suoi fratelli. Egli deve rendere visibile il suo Maestro e Signore nel mondo.
Chi è Dio? il misericordioso, il ricco di pietà verso tutti.
Chi è Gesù? è Colui che è morto, che ha dato la vita, che si è lasciato crocifiggere, che ha pagato il debito di ogni uomo.
Chi è cristiano? manifestazione di Dio in mezzo agli uomini. Essere la visibilità di Cristo Gesù in mezzo ai suoi fratelli. Non per un solo giorno o per qualche istante. Lo deve essere per tutti i giorni della sua vita. Lo deve essere dinanzi ad ogni uomo: dinanzi a chi crede e a chi non crede; dinanzi a chi gli è amico e a chi si fa suo nemico; dinanzi a chi è ricco e a chi è povero; dinanzi a chi lo benedice e a chi lo maledice.
Dalla misericordia si passa poi al non giudizio, alla non condanna e al perdono.
Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati.
Ecco altre tre piccole regole che dovranno attestare la differenza tra chi è discepolo di Gesù e chi non lo è. La prima cosa che non bisogna fare è quella di giudicare.
Gesù vuole che i suoi discepoli non giudichino, non si giudichino.
Cosa è il giudizio? È entrare nella coscienza dell’altro e dare una valutazione della sua vita, se è buona, meno buona, perfetta, meno perfetta, malvagia, cattiva, pessima. L’uomo vede sempre l’esterno dell’uomo. L’interno non lo vede. L’interno lo vede solo il Signore.
Giudicare è lasciarsi ingannare dall’aspetto esteriore degli uomini, mentre noi non ne conosciamo l’intimo del loro cuore. Giudicando il loro aspetto esteriore potremmo escluderli o elevarli, santificarli o gettarli all’inferno da vivi. Questo il Signore non lo vuole. Per questo è giusto che ci asteniamo da ogni giudizio, da ogni valutazione, da ogni peso. Pesare gli uomini è opera solo di Dio. Il cuore solo Dio lo conosce e solo Lui lo può pesare, valutare, giudicare.
Perché poi non possiamo condannare? Perché noi non conosciamo il cuore e quindi l’intenzione che ha mosso una persona ad agire. Loro non devono condannare per un altro motivo: perché sono chiamati non solo ad espiare il peccato dei loro fratelli, ma anche a intercedere presso il Signore perché perdoni le trasgressioni di quanti trasgrediscono la sua legge. Di certo è un controsenso condannare e chiedere perdono per loro, condannare ed espiare, condannare e pregare, condannare e coprire ogni cosa, secondo la legge che insegna che la “carità tutto copre”.
Il perdono è l’essenza del discepolo di Gesù, perché Gesù è colui che è morto per ottenere dal Padre il perdono dei nostri peccati. Altra verità sulla necessità del perdono è questa: tutti noi siamo peccatori dinanzi a Dio. Tutti noi dobbiamo chiedere al Signore perdono per i nostri peccati. Dio ha legato il suo perdono al nostro. Se noi perdoniamo, Lui ci perdona. Se noi non perdoniamo neanche Lui ci perdona. Ancora: il perdono è legato anche all’esaudimento da parte di Dio di ogni nostra preghiera. Noi perdoniamo e il Signore ci ascolta quando noi lo preghiamo.
Dopo aver letto queste parole, ognuno di noi decida cosa fare. Sono quattro regolette – misericordia, non condanna, non giudizio e perdono - che se vissute fanno davvero una grande differenza.