L'ultimatum di Berlusconi: «Chi non si riconosce più nel nostro movimento è libero di andarsene»
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ROMA, 15 NOVEMBRE 2013 - In casa Pdl, prima del Consiglio nazionale di domani che decreterà il ritorno a Forza Italia, Silvio Berlusconi fa suonare l’ultima chiamata per l’unità del partito: «È indispensabile restare uniti e lavorare insieme, non comprendo le divisioni. Chi non si riconosce più nei valori del nostro movimento è libero di andarsene – si legge in uno dei passaggi cruciali della nota scritta dall’ex premier – ma chi ancora ci crede ha il dovere di restare e combattere perché questi valori trionfino finalmente nel nostro Paese».[MORE]
Un invito che il Cavaliere ha rivolto a tutti i parlamentari Pdl, anche se è chiaro come i veri destinatari siano tutti quei deputati e senatori che da diversi mesi, oramai, appoggiano la linea governativa capeggiata dal vicepremier, Angelino Alfano. Ma secondo Berlusconi l’unità al partito è irrinunciabile perché «ora più che mai – si continua a leggere nella lettera – tutti insieme dobbiamo difendere la nostra libertà, dobbiamo batterci con Forza Italia, perché siamo convinti che la difesa della libertà è la missione più alta, più nobile e più entusiasmante che ci sia».
Per tutte queste ragioni il Cavaliere indica la strada da seguire domani durante il fatidico Consiglio nazionale: «Domani dal palco ripeterò ancora una volta le ragioni per cui è indispensabile restare uniti e lottare insieme, noi moderati per unire i moderati. Dopo aver parlato e ascoltato decideremo insieme il nostro futuro. Ognuno, dopo aver parlato ed ascoltato, sarà libero di fare le sue scelte. Ricordandosi della responsabilità che il voto di milioni di persone ci ha affidato e che a loro e solo a loro ognuno di noi è chiamato a rispondere del proprio operato. Non cambierò io – afferma Berlusconi – e non cambierà Forza Italia. Se così non fosse, se Forza Italia diventasse qualcosa di diverso, di piccolo e meschino, se diventasse preda di una oligarchia, se rischiasse una deriva estremista, sarei io che l'ho fondata a non riconoscermi più in questo progetto. Dopo lo spettacolo che la nostra classe dirigente ha offerto in queste ultimi giorni, perché un padre di famiglia, una donna, un giovane dovrebbe raccogliere questo appello. Perché i moderati italiani dovrebbero unirsi a noi, quando fossimo noi i primi a dividerci».
Parole che se per un verso sembrano disposte al dialogo, dimostrano come il Cavaliere abbia intenzioni piuttosto chiare sul da farsi e punti sulla responsabilità di tutti i parlamentari pidiellini dinanzi all’elettorato. Insomma, forse un modo più o meno elegante per far nascere qualche dubbio tra le certezze delle cosiddette colombe preoccupate dall’azione dei falchi e pronti alla scissione. In tal senso Berlusconi diventa più esplicito quando scrive: «Ho sentito parlare di raccolte di firme tra i nostri parlamentari: le uniche firme che a me interessano sono quelle di milioni di donne e di uomini che hanno creduto e credono in noi. E che nelle urne ci hanno concesso la loro fiducia».
Tuttavia all’insegna del vecchio adagio “bastone e carota”, il Cavaliere batte la strada della diplomazia e tenta di evitare strappi clamorosi. Tant’è che da oggi pomeriggio, dopo una mattinata intensa e ricca di telefonate di mediazione, è in corso a palazzo Grazioli un incontro tra lo stesso Berlusconi, Angelino Alfano e il ministro Lupi. Ore, dunque, convulse quelle che precedono il Consiglio nazionale di domani, con un partito quale Forza Italia che potrebbe essere davvero contrassegnato da una scissione fino a qualche tempo fa inimmaginabile.
(Immagine da agi.it)
Giovanni Maria Elia