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“Suicidio” è il disco d’esordio di Lord Madness. Un lavoro che si presenta diretto, netto, duro. Senza “Se” e senza “Ma”. Questo è un elemento importante, che mi preme sia chiaro sin da subito. Il disco che vi potreste trovare tra le mani è energico, nato dall’esigenza del rapper romano di distaccarsi con qualità da tutti quei sedicenti artisti Hip Hop che cercano il facile consenso attraverso stereotipi fin troppo comuni nell’attuale scena rap italiana. Dotato di una notevolissima capacità tecnica, che riversa in metriche al fulmicotone e rime mai fine a se stesse, Lord Madness affronta con creatività i più disparati argomenti. Dal racconto [MORE]di una tragica giornata che cambiò il corso della sua vita per sempre “28/05/99” alle folle ed ironiche autoanalisi d’una seduta psicanalitica “La seduta”. Dal lasciarsi andare alla descrizione di un visionario viaggio all’interno del proprio subconscio “Kurt Kobain” a non farsi mancare nemmeno una sfrontata e divertente provocazione sulla sessualità “La costola di D’Annunzio”.
Come se tutto ciò non dovesse bastare, alla produzione di “Suicidio” troviamo Peight, uno dei beat-maker più talentuosi che la scena italiana possa attualmente offrire. Fanno eccezione “This is Madness”, la cui base è opera di Fuzz10, il Dj che ha curato tutti gli scratch del disco e “Smokin’ sessione”, gustoso frutto della mente del solido producer romano Brasca. A corredo di quanto appena detto, credo sia doveroso fare una menzione ai featuring di questa notevolissima fatica discografica. Ne “La costola di D’Annunzio”, si affaccia sulle rime dello stereo il romano Jesto, performer dalla notevole personalità e in “L’ostia in bocca a Satana” il milanese Inkastro dimostra con potenza il perchè sia una delle realtà più importanti dell’ambiente ungerground italiano.
Da sottolineare che l’album è stato prodotto senza la forza d’una casa discografica “Mainstream”, ma appoggiandosi solo su di una media, ma solida distribuzione come quella della Self e, sopratutto, su tanto cuore e voglia di mettersi in gioco. La forza del disco è il talento di un artista che ha molto da dire sia dal punto di vista dei contenuti sia per il suo sound davvero coinvolgente. Un talento della strada che, al di là che possa piacere o meno, compie alla perfezione il suo compito, e cioè quello di comunicare schegge di vita e smuovere pareri, come ogni disco Hip Hop dovrebbe fare.