"Looper" di Rian Johnson, uno Sci-Fi di poche pretese
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NAPOLI, 7 FEBBRAIO 2013 - Dopo Brick - Dose mortale (2005) e The Brothers Bloom (2008), Rian Johnson ci presenta il suo terzo lavoro: Looper.
Quest’ultimo è ambientato nel 2044 e racconta di Joe (Joseph Gordon-Levitt), un looper assoldato da una potente organizzazione criminale che ha lo scopo di uccidere su commissione e in cambio di lingotti d’argento, persone mandate nel passato dal 2074, anno nel quale il viaggio nel tempo è diventato possibile. Per i criminali del futuro questo si è dimostrato un metodo illegale ma efficace per far letteralmente sparire personaggi scomodi senza lasciare traccia. Joe è determinato nel suo lavoro e cerca di risparmiare l’argento guadagnato per realizzare il suo sogno di stabilirsi in Francia. Intanto, nel futuro, il misterioso quanto pericoloso criminale detto “lo Shamano”, dà l’ordine di eliminare tutti i looper ancora vivi nel 2074, rimandandoli nel passato. Dunque Joe, ben presto, si ritrova a fare i conti con un inarrestabile se stesso (Bruce Willis), invecchiato di 30 anni.[MORE]
Looper è un capolavoro inconsapevole della cinematografia di fantascienza, una pellicola di forte impatto cognitivo e visivo ma che non si schianta a dovere nella mente e nel cuore dello spettatore; insomma, è un pavone che non riesce a pavoneggiarsi.
Con lo scorrere dei titoli di coda, i percorsi di giudizio che si evincono sono due: il primo è quello che cataloga il film di Johnson nel limbo degli Sci-Fi mediocri, quelli che dopo un incipit lineare e chiarificatore snodano una storia che resta nella sua dimensione “fanta-action”, senza riuscire ad entusiasmare appieno ma senza nemmeno deludere catastroficamente.
Il secondo giudizio, si fa strada proprio da quest’ultima analisi: Looper, infatti, vendica la sua mediocrità mostrandosi onesto nel messaggio che vuole lasciare, non mira alle alte sfere “nolaniane” o “wachowskiane”, ma si accontenta di stare un passo, forse due, indietro a loro, in maniera timida e poco pretenziosa, degna di una terza opera registica che decolla anche se a bassa quota.
Looper è una cellula complessa che, esteriormente, presenta tutti i segni distintivi di un “action movie” comprensivo di sparatore da western metropolitano e fiumi di sangue di “tarantiniana memoria”. Internamente invece, cela un nucleo introspettivo che pone i protagonisti di fronte alla straziante possibilità di poter cambiare il futuro partendo dal passato. Così facendo, trasforma la dimensione temporale in un sadico compagno di giochi che, dopo aver mostrato un’anteprima del futuro, lascia pochi ticchettii di orologio per decidere come e se cambiarlo, con l’ausilio di un’unica potente arma: il libero arbitrio.
Non a caso la tag-line del film recita “affronta il passato, cambia il futuro”, un chiaro indizio che preannuncia l’estenuante lotta che ha come obiettivo la salvezza del futuro tramite il passato e quella del passato tramite il futuro.
Da questo paradosso temporale circolare, prendono vita i due protagonisti, due facce della stessa medaglia. Il Joe di trent’anni prima, egoisticamente lotta per se stesso incurante degli eventi a lungo termine, mentre il Joe di trent’anni dopo, è proiettato ostinatamente nella sua visione futuristica, e quindi è determinato nell’eliminare il “seme” del passato che darà vita alla “mela marcia” del futuro.
Solo quando si scopre che “il seme” è un bambino indifeso nonostante la sua “telecinetica pericolosità”, i due Joe subiscono un evoluzione/involuzione. Il Joe del passato riconosce nella triste infanzia di quel bambino misterioso la sua e questo lo porta a rivalutare la sua egoistica posizione e a considerare l’idea che quel “seme”, grazie alle cure amorevoli di una madre attenta (Emily Blunt), possa essere recuperabile e diventare un “frutto sano e maturo”.
Il Joe del futuro invece, noncurante del fatto che “il seme della discordia” sia un bambino ancora indifeso e inconsapevole, vuole farlo fuori a tutti costi e porre fine al tiranno del futuro. Dunque, il protagonista di Looper è uno, ma nella dimensione temporale diventano due, in quella emotiva quattro, e sono tutti, allo stesso tempo, onorevoli e spietati nelle loro intenzioni.
Come nel recente In Time di Andrew Niccol, anche in Looper, la componete temporale è alla base di tutto, i due film si sfiorano per la genialità dell’idea di fondo ma anche per la sterilità dei contenuti. A differenza di quello di In Time, il cast del film di Johnson è più maturo; Joseph Gordon-Levitt (protagonista anche in Brick - Dose mortale) seppur leggermente rigido, dà prova di sentirsi a suo agio in un “action movie” di medio livello, mentre Bruce Willis si riconferma come eccellente “action man” alla Die Hard (film col quale tornerà sul grande schermo il 14 febbraio).
Looper dunque, è un film che si salva grazie all' idea interessante che lo accompagna, ma resta godibile solo finché lo si guarda con un occhio poco pretenzioso e sofisticato, altrimenti resta fermo nella sua dimensione superficiale e poco “energizzante”.
Ad ogni modo, è innegabilmente una pellicola che pone degli interrogativi astuti: uccidereste un tenero bimbo di nome Adolf Hitler tornando nel passato? O lo lascereste vivere con la speranza che possa diventare una persona migliore nel futuro? Meditante, gente, meditate.
USCITA ITALIANA: 31/01/2013
GENERE: Azione, Fantascienza, Thriller
REGIA: Rian Johnson
SCENEGGIATURA: Rian Johnson
CAST: Joseph Gordon-Levitt, Bruce Willis, Emily Blunt, Piper Perabo, Paul Dano, Jeff Daniels, Noah Segan, Xu Qing, Frank Brennan, Tracie Thoms, Garret Dillahunt, Nick Gomez, Marcus Hester
FOTOGRAFIA: Steve Yedlin
MONTAGGIO: Bob Ducsay
MUSICHE: Nathan Johnson
PRODUZIONE: Endgame Entertainment
DISTRIBUZIONE: Walt Disney Pictures Italia
ORIGINE: USA 2012
DURATA: 119 Min
FORMATO: Colore
Marcella Cerciello [ www.cinemarcy.blogspot.com ]