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VITERBO, 2 DICEMBRE 2014 - In attesa della pubblicazione di "Obstinate Sermons", su Woodworm con distribuzione Audioglobe e The Orchard, abbiamo chiesto a Johnny Mox di risponde ad alcune nostre curiosità. Il disco uscirà il prossimo Sabato, 5 Dicembre, a due anni di distanza dall'esordio con "We=Trouble". Il tour promozionale vede i Gazebo Penguins sul palco insieme a Johnny Mox con il ruolo di backing band.
Buona Lettura!
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Ci parli del tuo nuovo disco, Obstinate Sermons?
Me ne sono accorto in questi giorni. Obstinate Sermons è un disco che parla di fede. Non è una questione di dottrine religiose, è un disco che parla di persone ostinate, di gente che fa a pugni con la vita, che non si arrende. Sono persone che in questo momento così difficile fanno la differenza nella mia vita, e probabilmente anche nella tua.
Cosa rappresenta la copertina? Che cosa cambia rispetto a We=Trouble?
La copertina è uno scatto tratto dall'Archivio di Stato della Florida, un predicatore immortalato durante un sermone. C'è tantissima forza ma anche uno strano equilibrio. Dal punto di vista invece dei suoni rispetto a We=Trouble ci sono molti più strumenti, ci sono pezzi interamente suonati con chitarre, basso e batteria, ci sono più cori, più sfumature, più volume.
Com'è nata la collaborazione con i Gazebo Penguins per lo split Santa Massenza e perché avete deciso di intraprendere il tour insieme? Come sta procedendo?
Ho conosciuto i Penguins qualche anno fa. Mi avevano invitato a suonare da loro con il mio vecchio gruppo i Nurse!Nurse!Nurse!. Siamo rimasti sempre in contatto, mi hanno invitato a suonare alla data di presentazione di Raudo, il loro ultimo disco. Poi mentre ero in studio da Sollo all'Igloo Audio Factory a registrare il mio disco nuovo, scherzando è uscita l'idea di fare uno split assieme. Pronti-via: ci abbiamo messo credo in totale quattro giorni a fare tutto, quattro pezzi più due racconti, uno mio e uno di Capra: grappe, montagna, perdita, morte e disperazione: resterà per sempre la fotografia di un periodo dove tutto finiva per -issimo: incasinatissimo, carichissimo, tardissimo, contentissimo. Adesso siamo in tour assieme: una combinazione perfetta di tempi e condivisione di progetti. E' gente radicale e semplice allo stesso tempo. Dal vivo le prime date sono state incredibili. Buchi per terra.
Come prendono forma i tuoi testi ed i tuoi brani e come è nata l'idea di utilizzare solo looping e voce?
Ho cominciato questo progetto quando vivevo a New York; ho suonato con parecchia gente in quel periodo, da lì ho preso a sviluppare un interesse crescente per la coralità, il gospel, gli spirituals ma anche i cori di montagna. C'è qualcosa di indefinibile che scatta quando le voci si incastrano alla perfezione l'una dentro l'altra. Lo sapevi per esempio che in un coro il battito cardiaco dei coristi si sincronizza mentre stanno cantando? La voce è uno strumento incredibile, sofisticato e altrettanto primitivo. Per me, che pure non sono un cantante dotato, resta la sfida principale. Una domenica mattina sono salito ad Harlem a vedere una messa cantata. Poi ho comprato una loopstation e da lì non mi sono più fermato. I pezzi funzionano come con il lego: strato su strato costruisco la struttura, è un gioco di incastri. I testi vengono per ultimi: in questo disco il tema costante è quello dell'ostinazione. Sono nove ritratti di creature rabbiose, testarde, piene di forza ma soprattutto di dignità.
Il mix di generi che offri ti rende difficile da etichettare. Perché questa scelta, in un tempo ed in un ambiente in cui si vive di etichette?
Non è una scelta. Voglio fare questa musica qui, senza pormi il problema. E voglio averla vinta.
Progetti futuri, a parte questo tour? Sono previsti videoclip per Obstinate Sermons?
Certo faremo dei video, ci stiamo già lavorando e suoneremo fino a spaccarci tutte le ossa. Per la seconda parte del tour ho in mente poi una versione più ritmica. Il prossimo disco invece molto probabilmente sarà scarnissimo: solo voce e cori.
Saluti i lettori di GrooveOn consigliandogli tre album?
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Federico Laratta
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