Lombardia, Pirellone: «Meno burocrazia sul commercio d'armi». Una mozione firmata dal centrodestra
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MILANO, 04 GENNAIO 2014 – Una mozione che è destinata a far discutere, se dovesse essere approvata dal Consiglio della Regione Lombardia – il prossimo martedì - quella scritta dal consigliere leghista al Pirellone, Fabio Rolfi - e firmata da tutti i gruppi della maggioranza di centrodestra – in cui si chiede lo snellimento burocratico imprese armiere lombarde, che starebbe frenando l’export delle armi da fuoco. In sostanza, attraverso la suddetta mozione, si intende chiedere alle istituzioni locali di intercedere presso il governo, al fine di non recepire la direttiva europea (il regolamento 258 del 2012) che disciplina il commercio di fucili e pistole.
In particolare, la suddetta direttiva «stabilisce le norme che disciplinano l’autorizzazione all’esportazione e le misure di importazione e transito per le armi da fuoco, loro parti e componenti essenziali e munizioni ai fini dell’attuazione dell’articolo 10 del protocollo delle Nazioni Unite, addizionale alla convenzione contro la criminalità organizzata transnazionale». [MORE]
Quindi, con la sopraindicata mozione del Pirellone, si intende chiedere di modificare proprio la normativa che andrebbe a recepirebbe in automatico il regolamento europeo al fine di alleggerire «il gravame burocratico sulle imprese armiere lombarde che sta ostacolando l’attività di export con gravi danni economici che rischiano di compromettere la produzione e il bacino occupazionale».
Inoltre, come si legge nella loro richiesta: «Il 90 per cento della produzione di armi italiane è destinato all’esportazione; il settore può contare su un fatturato di 250 milioni, 108 imprese, e più di tremila addetti concentrati La già complessa istruttoria aziendale delle pratiche è passata dalle 16 pagine alle attuali 86, caricando di ulteriore lavoro gli uffici delle questure e del ministero. Infine, concludono i consiglieri nella mozione: «In altri Stati europei l’applicazione del regolamento Ue pare non sia stata così immediata e restrittiva, aumentando di fatto il grado di disparità del trattamento delle imprese armiere all’interno dell’Ue».
Rosy Merola