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Ed ecco a voi, Signore e Signori...Tito Stagno. I telespettatori italiani che hanno avuto la fortuna di assistere stasera al lancio in diretta della sonda Soyuz con a bordo l'astronauta italiano dell'Esa, Paolo Nespoli, avranno sicuramente notato qualcosa di straordinariamente diverso, eppure così familiarmente godibile.[MORE]
Le immagini in diretta, difatti, erano commentate dall'ottuagenario Tito Stagno. Voce ferma, calda, attenta: telecronaca impeccabile. Fin qui niente di inusuale, a parte le straordinarie verve e vitalità che, in un professionista di lunghissimo corso, sono rimaste praticamente intatte. C'era qualcosa, però, che andava oltre. Ci siamo sentiti partecipi di un evento di per sé lontano dalle nostre quotidiane questioni, ci è sembrato di essere dei familiari che assistevano al lancio nello spazio dei propri cari. La voce di Stagno, così dolcemente rassicurante, ci ha coccolati, e ci ha fatto sognare. Siamo tornati indietro nel tempo, eppure, siamo andati così lontani...
Lui sembrava un bimbo che giocava a fare l'astronauta, e noi suoi compagni di gioco. Il suo candore ci ha fatto riscoprire il piacere genuino delle emozioni, quelle autentiche, non gridate, ma vissute: ne avevamo un bisogno disperato. In mezzo a tanto brutale ed inutile rumore siamo riusciti a volare nella dolce musica dell'universo senza fine e secondi fini.
La sua professionalità ci ha riportati ai vecchi telegiornali di una volta, così umani, profondi, genuini, così lontani dagi odieni tg patinati che dietro paraventi di ostentata seriosità nascondono imbarazzanti vuoti di contenuto e spessore.
Da quel lontano Luglio del '69 il mondo è cambiato, l'Italia stessa è cambiata, ma non grazie alla luna. Il pionerismo e la sete di conoscenza hanno lasciato il posto alla quotidiana mollezza ed al bombardamento mediatico che disinforma soffocando ogni sana curiosià mentale.
Molti dei giovani che ieri hanno messo il centro storico di Roma a fuoco e striscioni, hanno il doppio degli anni di Tito Stagno, molti dei politici che ieri si sono azzuffati in parlamento a colpi di oppurtunismo bieco e irresponsabile, non hanno nemmeno la metà della professionalità del grande telecronista televisivo.
Grazie Tito. Grazie per averci fatto sognare almeno per qualche istante. Grazie per averci ricordato chi eravamo, e chi, con un minimo sforzo di volontà comune, potremmo tornare ancora ad essere.
Gianfranco Zucchi