L’idolatria fonte di una società in caduta libera
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Essere oggi idolatri è la cosa più facile che si possa fare. Basta liberarsi della sapienza della Parola sistemandola per bene in cantina e consegnarsi completamente al mondo che ruota attorno. Esternamente tutto funziona, cammina, risponde, va bene, reagisce, produce, s’intesta il valore scientifico di ogni scoperta, si lega ad internet per costruire un mondo parallelo in cui, se non si è attenti, si rischia in un attimo di trovarsi “flagellati e risucchiati” per qualcosa più grande di sé stessi.
Senza dettami prevenienti come la Parola e in essa la giustizia, la verità, la norma morale e spirituale a cui l’uomo ha tolto la sua obbedienza, si è liberi di intestarsi qualsiasi tipo di scorribanda umana, senza più una visone della vita che vada oltre l’orizzonte e superi l’idolatria dal partire da sé stessi. Scrive con parole dure, ma vere, il teologo del Signore:
“Sì, siamo tutti idolatri. Perché siamo tutti idolatri? Perché la nostra fede, parlo del mondo cattolico, non è più accoglienza di ogni Parola che è uscita dalla bocca di Dio, nella quale è manifestata la verità del nostro Dio nel suo mistero eterno. Ognuno invece si fa il suo Dio a misura del suo cuore, della sua volontà, pronto a dichiarare giusta tutta la sua vita”.
Diventano nulle in questo quadro di attinenza sociale e spirituale, secondo la nota teologica di riferimento, la legge scritta da Dio nella natura in modo visibile e indelebile e con essa la legge della razionalità e della coscienza. Dal martirio fisico, conosciuto in forme disumane anche da Cristo, si è passati ad un altro martirio più dolorante e planetario. Si legge dalla stessa nota teologica:
“È il martirio dell’intelligenza, della sapienza, della scienza, della verità. È quel martirio che oggi esige non più la rinuncia o l’abiura alla fede che viene da Dio, per Cristo, nello Spirito Santo e che si vive in pienezza di verità, carità, speranza, nella Chiesa una, santa, cattolica, apostolica. È invece il martirio che chiede rinuncia e abiura alla propria umanità. Si è giunti a pretendere, obbligare, costringere ogni uomo a rinunciare alla propria non solo soprannaturale verità, ma anche alla verità del suo essere, della sua natura, intelligenza e razionalità”.
Vi è un mondo, in mano ad un potere fortissimo che precede la stessa politica ed economia che ad esso rispondono, complice di un disastro etico, morale, spirituale, sacramentale che subisce con grande dolore chiunque sia vittima di questo nuovo martirio. Non a caso si proteggono e si promuovono una serie di personaggi come antropologi, filosofi, psicologi, sociologi, medici, ecc. che soggiogano la propria e ogni altra scienza al perseguimento del martirio, sopra descritto, oggi imposto anche se disumano e assurdo.
Intanto Satana rimane titolare assoluto dei cuori e delle menti di tutti coloro che hanno scaricato Dio per conquistare spazi in più settori strategici e padronali. Un binomio mortale per l’uomo che comunque fino all’ultimo respiro ha la possibilità di salvarsi riprendendo il legame indissolubile con il Padre, vivendo nel suo amore, così come con il Signore Gesù, lo Spirito Santo, la Chiesa.
Un cammino centrale nella propria vita che passa dall’immersione nella grazia di Cristo ai santi doni dello Spirito della sapienza, scienza, fortezza intelligenza, pietà e consiglio. “Satana però ci ha convinti che ognuno è da sé stesso, basta a sé stesso, può agire da sé stesso, contro gli altri”. È perciò difficile uscire dall’idolatria in cui l’uomo ci ha messo il cuore.
Il salto di qualità da fare per chiudere il portone al male non è possibile a tutti, anche se non si nega mai l’accesso alla Parola, capace di trasformare le brutture vissute in luce perpetua. Ogni male terreno è generato oggi dall’idolatria, una vera bufera devastatrice interessata a conquistare le menti di tutti. Interessante questa parte di un brano più complesso del teologo sulla idolatria:
“Si può oggi eliminare l’idolatria del cuore e dalla mente degli uomini? No. Essa ormai è divenuta la nuova religione dell’uomo. Un uomo oggi non è uomo se non è idolatra. Non è vero uomo se non abiura da Cristo e dalla Chiesa. Non è uomo se non si abbandona al vizio e alla trasgressione. Non è uomo se non parla male della Chiesa e della sua verità, alla quale tutti sono chiamati ad obbedire”.
Una moda sociale e morale funesta che toglie alla comunità quello smalto interiore impedendole di mettere al primo posto il cuore e una mente saggia e redditizia. I risultati in ogni ambito della collettività non potranno che essere di bassa lega con un riflesso spietato sulla politica, giustizia, economia, informazione ed educazione. Rifletterci sopra non sarà cosa inutile. Tutt’altro!
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