Libro-inchiesta "40 Passi - L'omicidio di Antonella Di Veroli": intervista all'autore Valentini
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TORINO, 10 NOVEMBRE 2014 - Il libro-inchiesta "40 Passi - L'omicidio di Antonella Di Veroli", scritto da Mauro Valentini ed edito da "Sovera Edizioni", raccoglie tutte le informazioni utili a comprendere il caso della "donna nell'armadio", il giallo romano che negli anni Novanta attirò l'attenzione dei media e dei cittadini italiani.
Era il 10 Aprile del 1994 quando Antonella Di Veroli, comercialista quarantottenne, venne uccisa nella propria abitazione. Dopo due colpi di pistola, l'assassino ha coperto la testa della donna con un sacchetto di cellophane e si rivelerà essere proprio il soffocamento la causa del decesso.
Mauro Valentini, autore di "40 Passi - L'omicidio di Antonella Di Veroli", ha condotto un'inchiesta a vent'anni di distanza da quell'omicidio, riuscendo a spiegare in modo magistrale non solo la personalità della vittima, ma presentando anche un'indagine accurata e dettagliata su tutto ciò che concerne il giallo romano.
Intervista a Mauro Valentini, autore del libro-inchiesta "40 Passi - L'omicidio di Antonella Di Veroli"
Mauro, per quale ragione ha preso a cuore la storia di Antonella Di Veroli?
«Questa è una storia dimenticata, meritava di esser restituita alla memoria collettiva, aldilà della particolarità quasi letteraria nelle dinamiche come la stanza chiusa, il fatto che il corpo fu chiuso e sigillato in un armadio neanche fossimo in un racconto di Edgar Allan Poe. Una vittima, la Di Veroli, che fu raccontata in maniera così negativa dai giornali da lasciar quasi intravedere una sorta di giustificazione alla sua orribile fine».
Che donna era Antonella Di Veroli?
«Era una donna sola, non solitaria ma sola. Una donna che forse aveva perso il treno per la felicità e che rincorreva, la immagino così, qualcosa che somigliasse alla felicità. Arcigna e severa nel lavoro e nelle amicizie, una donna indecifrabile forse e che proprio per questo chissà non ha lasciato tracce chiare per trovare chi l’ha uccisa».[MORE]
Lei è riuscito, nella sua inchiesta, a raccontare la vita di Antonella Di Veroli, ricostruendo le sue abitudini, analizzando le dichiarazioni della cartomante di fiducia della donna, esaminando le accuse mosse contro Vittorio Biffani, principale indiziato processato ed assolto,... Come è riuscito a ricostruire questo caso? Quali sono state le documentazioni che ha utilizzato e da dove ha iniziato?
«Innanzitutto ripercorrendo il grande lavoro che giace nelle emeroteche, perché questo caso è stato raccontato con dovizia all’epoca dei fatti dai grandi giornali romani ma non solo. Il caso poi è chiuso, archiviato senza colpevole, quindi è stato possibile consultare tutti gli atti del processo. E poi c’è stato un paziente lavoro investigativo nei luoghi della vita e della morte di Antonella, sono riuscito ad avere accesso alla casa dove viveva grazie alla cortesia dei nuovi proprietari, parlare con i vicini, gli amici e chi a vario titolo fu spettatore di quella vicenda. Nel libro c’è tutto».
Come è morta Antonella Di Veroli?
«Non voglio svelare molto per non togliere interesse a chi leggerà, perchè prima di tutto questo è il racconto di una vita spezzata che si legge come un giallo, diciamo che chi l’ha uccisa ha sparato due colpi di pistola e credendo di averla uccisa ha messo in atto delle azioni sulla scena del crimine che alla fine sono risultate esse stesse la causa della morte di Antonella».
Perchè il suo libro è intitolato "40 Passi"?
«Il primo giorno della mia analisi della scena del crimine, quando ancora questo libro doveva nascere, ho percorso lo spazio che va dal garage al portone della casa della vittima, ed erano appunto 40 passi, gli ultimi che ha percorso sia la vittima tornando a casa quel maledetto 10 aprile 94, sia l’assassino che qualche ora dopo si è presentato da lei».
Sono state lasciate tracce dall'assassino sulla scena del crimine?
«Devo rispondere che si, ci sono tracce chiare lasciate dall’assassino, ma anche che non sono state conservate bene e soprattutto non hanno portato all’epoca gli inquirenti a trovare il colpevole, che infatti se fosse ancora vivo è rimasto in libertà».
Biffani e Nardinocchi (amico di Antonella) risultarono positivi allo STUB, quali furono le conseguenze?
«Lo STUB è il protagonista diabolico di questo libro-inchiesta, Biffani fu rinviato a giudizio anche e soprattutto per quella positività, Nardinocchi al contrario no, addirittura fu chiamato come testimone nel processo di primo grado e basta».
Biffani è stato vittima della gogna mediatica?
«Vede, si fa un gran parlare della funzione dei Mass-Media nei casi di cronaca nera, nella prefazione curata da Marco Marra (autore di Stelle Nere su Rai Tre) si fa proprio riferimento a questo portando ad esempio il caso di Yara Gambirasio, dove per scoprire il colpevole si sono messe in piazza tradimenti, figli illegittimi, etc... Ebbene, Biffani su raccontato sempre come l’amante, l’approfittatore, la sua vita ne fu sconvolta a tutti i livelli».
Il professor Montaldo ha tracciato un profilo dell'assassino, quali elementi hanno reso possibile effettuare il profiling sul caso di Antonella Di Veroli?
«Simone Montaldo è uno dei più grandi esperti di profiling ed è direttore scientifico della Ophir Consulting, egli si è avvalso degli indizi raccolti in fase di analisi del crimine e riportati nelle perizie che abbiamo potuto vedere nei fascicoli del processo. In base a queste informazioni, alle modalità di azione e al comportamento dell’assassino dopo il delitto ha potuto tracciare un possibile profilo del reo, occasione anche per spiegare come si sviluppano certi profili e con quali criteri analitici, diciamo un libro nel libro».
Quali altri professionisti hanno contribuito alla realizzazione del suo libro?
«Oltre a Simone Montaldo, la Dott.ssaVirginia Ciaravolo, psicoterapeuta e criminologa ha studiato una vera e propria autopsia psicologica della vittima, mentre la Dott.ssa Sara Cordella, grafologa forense ha stilato appunto un profilo grafologico della vittima, questi due contributi inseriti nel racconto delineano in maniera secondo noi esaustiva quali tipi di relazioni la Di Veroli avesse con le persone che la frequentavano, dando crediamo strumenti anche per una valutazione più ampia del sinistro rapporto che lega la vittima all’omicida».
Chi può aver ucciso la vittima?
«Ognuno dei lettori trarrà le sue convinzioni, io ho cercato di dare elementi senza sposare tesi univoche e preconcette. Certo si parte da un assunto fondamentale: la vittima apre alle 22:30 di domenica in pigiama al suo assassino. Qualcuno certamente di conosciuto e di familiare. Il che circoscriverebbe di molto la ricerca».
Dove è possibile acquistare il suo libro?
«Il libro è edito da Sovera Edizioni ed è disponibile in tutte le librerie italiane, oltre che nei più grandi store on line come IBS o Amazon».
(Immagini concesse dall'autore ad InfoOggi)
Alessia Malachiti