Libia: inasprimento raid aerei Nato. Il tempo di Gheddafi è finito?
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Libia: inasprimento raid aerei Nato. Il tempo di Gheddafi è finito?

martedì 7 giugno, 2011

TRIPOLI, 7 GIUGNO – Nuovi raid aerei questa mattina nel cielo di Tripoli. Dopo aver distrutto ieri la sede del Congresso Generale del Popolo, il Parlamento, le forze Nato hanno bombardato il quartier generale della radio-televisione di Stato “al-Jamahiriyah”.[MORE]
 

Entrambi gli edifici si trovano a pochissimi chilometri da centro della città e la sede del parlamento era già stata danneggiata dai velivoli alleati tre settimane fa. Un responsabile libico ha però riferito che nello stesso complesso si trovano altri due edifici attribuiti ad Ong che si occupano di bambini. Sia il raid contro il parlamento che il bombardamento della radio-televisione di stato hanno avuto luogo in pieno giorno.
 

"Gli aggressori crociati coloniali questa sera hanno colpito e distrutto un centro per le comunicazioni a ovest di Tripoli, danneggiando le comunicazioni di terra in alcune zone. Si tratta di una stazione civile", ha riferito l'emittente. Ma nonostante i raid della Nato, le forze di Gheddafi continuano a respingere i ribelli che controllano la Libia orientale e Misurata ma non riescono ad avanzare nella capitale. L’ultima città conquistata dagli insorti è Yafran, distante 100 chilometri da Tripoli.
 

Il segretario della Nato, Rasmussen, è però ottimista: “Gheddafi ha perduto la sua stretta sulla maggior parte del Paese e sembra isolato a casa sua come all'estero”. Afferma inoltre che “il popolo libico può ora cominciare a pianificare il proprio futuro verso una società libera e democratica, lasciandosi alle spalle il regime di paura”. Il tempo del Colonnello è quindi ormai alla fine e bisogna iniziare a pensare ad un “dopo Gheddafi”.
Ma l’ottimismo è smentito dalle bombe. Mentre l’alleanza atlantica sopravvaluta i risultati finora ottenuti, le forze governative tornato a bombardare le roccaforti dei ribelli in Cirenaica, come Agedabia. Un portavoce dell’opposizione, Ahmed Bani, denuncia il lancio di quattro missili su Bengasi, “capitale” dell’insurrezione.
 

Nel frattempo la diplomazia compie passi in avanti e, oggi, un diplomatico cinese che si trovava in Egitto si è recato a Bengasi per parare con il Consiglio Nazionale di Transizione “per verificare la situazione dal punto di vista umanitario e le condizioni delle aziende finanziate dalla Cina”. È quanto si legge da un comunicato del ministero degli esteri cinese. La cina ha sempre voluto mantenere una certa neutralità relativamente al conflitto in Libia. Basti pensare alla iniziale astensione nella votazione sulla Risoluzione 1973, la quale autorizzava la tanto discussa “no-fly zone”. Ma la visita di oggi, dopo l’incontro con gli insorti del Qatar di pochi giorni fa, è un chiaro segnale dell’apertura della Cina nei confronti dei governi emergenti.
 

Un’altra sconfitta quindi per il dittatore libico, il quale però non ha nulla da perdere e, molto probabilmente, utilizzerà tutti i mezzi a disposizione per lottare fino alla sua completa disfatta o fino a quando gli alleati non troveranno migliori teatri di guerra nei quali portare democrazia e difendere i propri interessi economici.
 

Filomena Maria Fittipaldi


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