Libia: alta tensione nella capitale. "Si ascolti la popolazione"!
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BENGASI, 17 FEBBRAIO - Dopo gli scontri della notte scorsa a Bengasi, dove durante una manifestazione che chiedeva il rispetto dei diritti umani, decine di persone sono rimaste ferite e secondo quanto affermato dalle TV locali e dalle ONG che operano in loco, quattro sono morte, oggi la Libia si appresta ad affrontare la giornata della collera. Nella città si sono susseguiti per tutta la giornata di ieri violenti scontri tra manifestanti tra cui anche i familiari delle vittime della strage del '96, e forze di sicurezza, che per disperdere la folla hanno fatto ricorso a gas lacrimogeni e caricato i dimostranti. [MORE] La tensione rimane alta in tutto il Paese, in particolar modo a Bengasi, che ricordiamo, precisamente quindici anni fa, il 17 febbraio 1996 è stata teatro del massacro di centinaia di oppositori nel carcere di Abu Selim, in circostanze ancora poco chiare. Si tratterebbe delle stesse proteste di piazza che stanno coinvolgendo tuttora Tunisia ed Egitto, e che sono state annunciate giorni fa sui blog dei diversi gruppi di opposizione al governo in carica. A nulla sono serviti i tentativi di bloccare la rete internet. Gli USA tramite il portavoce del dipartimento di Stato americano, Philip Crowley, hanno chiesto direttamente a Muammar Gheddafi di ascoltare le richieste della popolazione ed andare incontro alle sue aspirazioni onde evitare quanto accaduto nei giorni scorsi in tutto il Medio Oriente. “I paesi della regione stanno affrontando le medesime difficoltà in materia di demografia, aspirazioni popolari e bisogno di riforme. Incoraggiamo questi paesi a prendere delle misure specifiche che rispondano alle aspirazioni, ai bisogni e alle speranze del loro popolo. La Libia rientra senza alcun dubbio in questa categoria”. Ha aggiunto il diplomatico statunitense sottolineando fra le righe "Non credo che Gheddafi sia arrivato al potere democraticamente". Intanto, questa mattina sono arrivate le prime dichiarazioni ufficiali del governo libico sulle manifestazioni riportate dalla Bbc online: “Non permetteremo a un gruppo di persone di andare in giro di notte e di giocare con la sicurezza della Libia”. L’arresto dello scrittore libico Idris al-Mesmari dopo un'intervista rilasciata ad al-Jazeera e la liberazione di Estremisti islamici provocano sgomento generale.
Le autorità hanno liberato infatti questa mattina 110 detenuti, appartenenti al Gruppo islamico combattente libico. Sarebbero così 360 i "prigionieri politici" rilasciati, appartenenti a diversi gruppi islamici, i quali avrebbero tutti sposato il programma di riabilitazione, che prevede la rinuncia alla violenza e il loro reinserimento nella società libica. Questo è quanto viene reso noto dallla Lega libica dei diritti dell'uomo. Il programma di riabilitazione è stato voluto da Seif Al-Islam, figlio di Gheddafi. Il Gicl aveva riaffermato nel 2007 la sua determinazione a rovesciare il regime del Colonnello per rimpiazzarlo con uno Stato islamico radicale, prima di annunciare, nello stesso anno, l'affiliazione ad al-Qaida.