Libia: Al Sarraj tenta dialogo con fazioni da un bunker. Mal vista l'imposizione dell'Occidente
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Libia: Al Sarraj tenta dialogo con fazioni da un bunker. Mal vista l'imposizione dell'Occidente

giovedì 31 marzo, 2016

TRIPOLI, 31 MARZO 2016 - Dopo i ripetuti tentativi di raggiungere Tripoli a bordo di un aereo, il consiglio presidenziale guidato dal premier Fayez Al Sarraj e sostenuto dalle Nazioni Unite, è approdato nell’ex capitale libica via mare.[MORE]

Obiettivo ultimo del primo ministro del governo di unità nazionale Fayez Al Sarraj voluto dall’Onu, è quello di prendersi Tripoli una fazione alla volta, per assurgere non più a leader imposto dalla comunità internazionale bensì a personaggio centrale della vita politica libica. Per riuscire nel suo intento, Al Sarraj dovrà dialogare a lungo con le fazioni che si contendono la città, per far sì che la maggior parte di queste gli diano credito e stiano dalla sua parte. Gabriele Iacovino, capo degli analisti del Centro Studi Internazionali (Cesi), intervistato da Ilfattoquotidiano.it , afferma: “in questo momento Al Sarraj ha uno scarsissimo appoggio interno. Possiamo dire che, in questo momento, è più popolare a Roma o Parigi che a Tripoli”. La notizia del suo arrivo in Libia era stata annunciata nei giorni scorsi, provocando il malcontento degli oppositori. E infatti, una volta sbarcato dalla Tunisia, Al Sarraj si è subito chiuso in un bunker della base navale di Abu Sittah, da dove sarà molto arduo uscire nelle prossime settimane.

“Adesso – prosegue Iacovino – lui potrà comunque dire di aver rispettato le promesse e di aver messo piede a Tripoli. Di fatto, più che un conquistatore, sembra un ostaggio”. E’ chiaro che Al Sarraj abbia una scarsa popolarità nella città controllata dalle forze islamiste, e il bunker in cui oggi è costretto a rinchiudersi ne è una riprova. Ma sarà da lì che il politico dovrà interloquire con le diverse fazioni che costituiscono e governano Tripoli, cercando di accelerare i colloqui, come richiesto dalla comunità internazionale, per giungere ad un accordo su un governo di coalizione internazionale. Ma secondo l’analista del Cesi, “se è riuscito ad arrivare a Tripoli vuol dire che un accordo di non belligeranza con alcune fazioni locali esiste già. Ad esempio con quella che fa capo ad Abdelhakim Belhadj. Ora però, deve cercare di riunire sotto di sé il maggior numero di leader locali”. Ciò che risulta maggiormente difficile da accettare a Tripoli e a Tobruk, è la nomina di Al Sarraj da parte delle Nazioni Unite, che lo vorrebbero a capo di un futuro governo di unità nazionale libico. “A testimonianza di questo – continua Iacovino – ci sono le difficoltà nel riconoscimento stesso del governo. Inizialmente, questo esecutivo doveva ricevere l’appoggio di entrambi i governi presenti nel Paese. Successivamente, viste le difficoltà, ci si sarebbe accontentati dell’ok di Tobruk, il governo riconosciuto dalla comunità internazionale, ma nemmeno quello è mai arrivato”.

Il più alto rischio in cui si imbatte il politico originario di Tripoli è quello di divenire un probabile bersaglio di alcune anime libiche, nel caso in cui la fase di dialogo non portasse ai risultati auspicati. “Al Sarraj ha sicuramente raggiunto accordi che gli hanno permesso di arrivare a Tripoli – afferma Iacovino – e che gli fanno credere di essere al sicuro, almeno in questo momento. Certo, se si pensa che ci siano truppe schierate a protezione del suo bunker ci stiamo sbagliando. È più in ostaggio che in un fortino”. Se la situazione dovesse inasprirsi o se la base navale venisse attaccata, un intervento delle forze occidentali non sarebbe comunque giustificato. Secondo Iacovino infatti, un attacco ad Al Sarraj non può essere considerato un atto di guerra. “Bisognerebbe che membri dell’Onu si prendessero la briga di legittimare questo governo di unità nazionale che, però, nessuno internamente riconosce. Si tratterebbe di un’ingerenza che delegittimerebbe ulteriormente la figura di Al Sarraj. Più probabile che, invece, ci si attivi per favorire un suo ritorno in Tunisia”.

 

Luna Isabella

(foto da confartigianato.it)


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