Letta minaccia l'asse Renzi-Berlusconi: «Ora legge sul conflitto di interessi». Naufraga l'Italicum
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ROMA, 24 GENNAIO 2014 - E’ un venerdì nero un po’ per tutti. Per i contribuenti che dovranno pagare la mini-Imu e la Tares e anche per Berlusconi che deve fare i conti sia con l’ennesimo macigno giudiziario pendente sulla sua toupeata testa, sia con la minaccia, lanciata ieri sera dallo studio di Otto e Mezzo (la7) da Enrico Letta sulla volontà di procedere alla revisione e promulgazione di una legge sul conflitto di interesse, primo passo, secondo il Premier Letta per promuovere la «legalità» nel Bel Paese.
Per Letta nipote però non si tratta di un espediente provocatorio rivolto a Silvio Berlusconi. «Non c’è nessun fine politico». Specifica Letta. «E’ una legge che gli italiani aspettano da tanto tempo». Così come tanto è stato il tempo per crearla ed applicarla in ogni suo caso, in passato.
Ma il pallino del conflitto di interessi si accende nell’anima sinistra del nostro parlamento proprio e solo nel momento in cui Silvio Berlusconi si muove nella strada di riforme non gradite. Come quella legge elettorale discussa a tavolino con Matteo Renzi, segretario del PD e nemico numero uno (volenti o nolenti) del governoLetta. Una riforma elettorale che comunque sarà sicuramente modificata, come vuole Letta, perché quest’ultimo nel frattempo ha tirato il colletto e le orecchie dell’ex alleato Berlusconi riportando sul dibattitto politico la temuta legge sul conflitto di interessi.
La riforma elettorale proposta dall’asse Renzi-Berlusconi è stata bocciata da più parti. Una componente dello stesso partito del segretario Renzi e sostenuta da Sel e Scelta Civica, si è fatta portavoce di un dissenso che verte principalmente su tre punti.
Innanzitutto le liste bloccate. I piccoli partiti ne chiedono la modifica, spingendo verso il voto di preferenza o il collegio uninominale con candidato proposto tramite primarie interne. In secondo luogo il premio di maggioranza. Un premio che per Sel, Scelta civica ed una minoranza del PD, risulta essere troppo elevato e non distante da quella incostituzionalità sottolineata già dalla consulta nei confronti del premio di maggioranza preposto nella legge porcellum.
Ultima nota dolente per i piccoli del nostro parlamento è lo sbarramento: una soglia dell’8% per chi non si coalizza butterebbe fuori dal parlamento sicuramente Scelta Civica e Udc. Quest’ultimi rischiano di restare in piedi (senza poltrona ndr) anche in caso di alleanze, perché l’Italicum prevede il superamento di una soglia del 5% per ogni partito coalizzato.[MORE]
L'Italicum, il sistema elettorale proposta dallo strano duo Renzi-Berlusconi, naufraga in balìa dei piccoli partiti. Per Alemanno, ex sindaco di Roma questa riforma è semplicmente un Porcellum modificato e peggiorato, mentre Grillo garantisce: «Questa legge nasce contro di noi».
Sergio Sulmicelli
(foto da repubblica.it)