Le sorti dell' Acquedotto Pugliese: Vendola si scontra con i democratici
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BARI - Non ci sta Vendola con la posizione dei Democratici circa la sorte che toccherebbe all’Acquedotto Pugliese. Se attualmente lo status di Spa dell’Aqp non va bene agli occhi del Governatore che auspica l’abrogazione del suo profilo privatistico, allora c’è da cervellarsi sulle sorti che verranno. Bersani, leader dei Democratici, punta dritto sulla necessità di attribuire ai Sindaci dell’ambito territoriale [MORE] il fardello della gestione del servizio idrico. Lo fa in parlamento, con una proposta di legge tutta nuova. In pratica, nell’ottica dei Piddini d’assalto, ci sarebbe da considerare l’eventualità, anche, di istituire un’Autorità indipendente che con i suoi poteri sanzionatori e di verifica, abbia sott’occhio i tariffari relativi ai consumi d’acqua. Vendola però non ci sta con questo discorso. Ok che da parte dei Democratici Bersani e Franceschini non viene messo in dubbio il valore dell’acqua come bene comune, ma guardare ad una soluzione di Governance industriale sull’Aqp , non gli sembra proprio il caso. La società, afferma Nichy, dev’essere pubblica a tutti gli effetti. Ripubblicizzare una Società che rischia di stroncare le famiglie meno abbienti è lo scopo primario del nuovo proposito della Quinta Commissione del Consiglio Regionale. Sarà quest’ultimo, difatti, dal prossimo 27 ottobre, a sciogliere nell’acido il decreto Ronchi, che liberalizzando il settore, ha dato via libera ad una più facile acquisizione dell’Acquedotto da parte dei grandi industriali a discapito degli stessi Enti locali, spodestati di ogni potere decisionale a riguardo. Il ddl Vendola quindi, farà questo: la Regione Puglia si riserva la gestione di un fondo per il Diritto comune all’Acqua, che offra il minimo d’acqua a tutti mentre i costi eccedenti (cioè il surplus che vada oltre il quantum garantito all’utenza) vedranno una copertura a pagamento. Tariffe differenziate ovviamente, secondo fasce di consumo. Il ministro Fitto, in tutto questo sorride: non fu forse Lanzillotta (Pd) dieci anni fa a firmare una norma del Governo Amato che riformava i servizi pubblici locali, indi anche quello dell’acqua? Perché mai ora i Democratici “prendono posizioni che non appartengono alla tradizione riformista di quel partito”?