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Papa Francesco chiede di essere “Lottatori di Speranza” e di non fuggire mai dinnanzi alla realtà, affrontandola senza svendere alcun valore cristiano. Oggi non è facile dire alcune cose in una società “gonfia” dei suoi progressi terreni e delle sue scalate sociali, senza rischiare di essere incompresi, se non a volte derisi. Nonostante questa possibile consolidata condotta reattiva, è impensabile non poter sottolineare che la vera relazione dell’uomo, da curare e rafforzare quotidianamente, è quella con il Padre Eterno. “Dio dice, l’uomo esegue!”. Non metabolizzare questa verità significa remare contro il vangelo, faro illuminante per un mondo che cerca di svincolarsi da qualsiasi sistema contraffatto. Scrivo tutto questo nonostante il “sorriso” di molti. Le relazioni antropiche quotidiane rischiano la falsità, se non ispirate dalla sapienza della Parola. [MORE]
La convinzione di molti è comunque di tutta altra natura. In essi prevale la convinzione che l’uomo sia talmente libero da non dover sottostare a preordinate indicazioni, capaci magari di sotterrare le mille risorse intellettuali di cui dispone il singolo. Sulla carta sembrerebbe una considerazione inconfutabile, visto che il mondo continua incurante a mostrarsi da sé stesso. La storia ci insegna tutt’altro! Qualsiasi relazione che abbia rinnegato la propria corrispondenza celeste, fidandosi soltanto dalle proprie origini esclusivamente terrene, è stata nel tempo costretta a far venire fuori la sua caducità; i suoi limiti; le sue contraddizioni. Penso ad esempio a decisioni politiche, economiche, educative e formative di cui i risultati nefasti sono andati ad incidere sulle nuove generazioni. Così è anche tutt’ora!
Ma la cosa vale anche per le piccole cose e i confronti quotidiani. In questi casi eventuali errori o riflessi negativi tendono di solito ad essere giustificati, riferendosi a coincidenze o al caso. Invenzioni mentali dell’uomo, a volte pure raffinate, per auto assolversi. Ogni persona attenta sa benissimo che il caso o la coincidenza sono comunque la parte finale di una relazione o di un percorso, privi di buon senso e di verità assoluta. Un vero credente capisce come in tali situazioni sia venuta meno la connessione con la Parola del Signore. Tutto questo succede nel momento in cui eventuali atti intrapresi con altri, pubblici o privati che siano, vengano considerati circoscritti ai soli calcoli materiali e agli interessi di parte di un certo contesto, per un tempo soggettivamente stimato.
Il benessere comune resta così all’orizzonte o si ravviva nei proclami manipolati con i quali si cerca di ammorbidire le tante tensioni in essere. A parole tutti mettono al centro il bene e l’amore! Perché allora i conflitti, presenti ad ogni livello esistenziale, non trovano una salda strategia che li ponga ai margini del cammino personale e comunitario? Il motivo è da ricercare nella “gestione” occasionale di quel merito che risiede nella tenerezza del cuore di ognuno. Come possono l’amore e il bene sanare i mali del mondo, se la loro essenza ontologica è stravolta da un relativismo che pone il Figlio dell’uomo crocifisso in secondo piano? Si preferisce infatti partire spesso dalle esigenze di gloria umana e costruire magari nuovi scintillanti idoli. Un monito che vale soprattutto per chi opera nel campo della finanza; della politica; delle professioni; della Chiesa. Ma anche per noi tutti!
Egidio Chiarella
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