Le predilette regole elastiche
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Tutti diciamo di essere in democrazia e quindi liberi di esprimere il proprio pensiero nel rispetto altrui. A parole è una bellissima cosa. Ma è ogni volta così? Non sempre la verità raccontata, specie se dovesse infastidire il manifesto del sistema di turno, viene accolta con l’interesse e il rispetto dovuto.
Più crescono le posizioni di verità singole o di gruppo, più si cerca di fare squadra per allontanare i “seccatori” che hanno alzato l’asticella culturale e spirituale del loro discorso. La parte del sistema comunicativo ufficiale si presterà a fare da scudo, isolando qualsiasi tipo di limpida oggettività emersa e capace di rallentare le strategie egemoni.
A questo punto è lecito domandarsi perché ricordare il vangelo ad una società che lo ha dimenticato dovrebbe disturbare il potere degli uomini, tra l’altro in un mondo in cui la cristianità è stata parte attiva del progresso umano. Il nuovo testamento è un testo universale ridotto purtroppo in molti ambienti a libro fiabesco o comunque in uno dei tanti volumi conosciuti di lettura ordinaria.
C’è la convinzione, ben alimentata sotto traccia, di quanto sia difficile osservare le regole evangeliche perché rigide e in contrasto con le attuali conquiste sociali, politiche ed economiche. Ma quando le regole che portano a Cristo diventano effettivamente pesanti? Il teologo ci da la sua risposta:
“Quando il giogo di Cristo diviene rigido? Quando è insegnato senza la guida dello Spirito. Che significa insegnare senza la guida dello Spirito Santo? Significa insegnarlo senza fede, carità, speranza; senza giustizia, fortezza, temperanza, prudenza; senza sapienza, conoscenza, intelligenza, pietà. Significa insegnare senza il timore del Signore, senza tutte le altre regole che sono date a noi dallo stesso Vangelo. Gesù non è rigido quando dice che chi vuole seguire lui, deve prendere la croce e rinnegarsi in tutto, in ogni cosa”.
È chiaro che senza un insegnamento opportuno ogni regola del vangelo rischia di sembrare insopportabile, specie in una comunità attenta alla misericordia e mai alla fedeltà e alla giustizia divina. Leggo ancora da una nota teologica:
“Insegni il Vangelo? Sei rigido. Sei fondamentalista. Non sei aggiornato ai tempi. Un tempo si insegnava anche che è obbligo per ogni cristiano evitare le occasioni prossime di peccato. Sono per lui una vera trappola. Se oggi si dicesse una simile cosa, si verrebbe accusati di rigidità, intransigenza. I tempi sono cambiati, si dice. Ci si deve adeguare ad essi. Adeguarsi ai tempi significa adeguarsi al peccato, alla trasgressione dei comandamenti, alla calunnia, alla falsità, ad ogni pensiero cattivo”.
Queste parole libere e dure non piacciono molto a chi pensa che la vita sia solo una questione personale da vivere con un Dio soggettivo e prediligendo regole elastiche, pronte ad adeguarsi ad un prescelto standard di vita. La struttura sociale odierna ha trovato nei suoi storici compromessi l’attenzione giusta per garantire l’impalcatura esterna del pensiero cristiano, considerando il resto un fatto proprio da alimentare in Chiesa e nelle sue numerose articolazioni. Le regole eterne spiazzano e mettono in discussione l’intero sistema di potere odierno.
Si è di fronte ad un karakiri che pare non si voglia comunque riconoscere. Eppure tutti sanno quanto sia stretta la via che porta al Signore! Le scelte in molti casi vanno nella direzione opposta della Parola e contribuiscono al ritardo della redenzione collettiva. Ma l’uomo di oggi può ritrovare la forza di vivere secondo le regole del vangelo in un contesto del tutto ostile? È giusto che risponda il teologo:
“Possiamo noi vivere la Legge di Cristo Signore? No, con le nostre sole forze. Sì, pienamente, con la sua grazia. Ma il cristiano non crede che tutto è possibile per grazia. Anzi dalla grazia se ne sta lontano o la sciupa. Chi predica il Vangelo è obbligato a insegnare la verità di esso, ma anche la grazia che si attinge nei sacramenti della Chiesa, nella preghiera, nelle opere buone”.
L’uomo è troppo preso dalle sue ambizioni, delle sue scelte sociali e politiche, dalla sua natura ferita per accettare una qualche condizione che lo distolga dai suoi luccicanti risultati. Ignora la grazia e perde i beni soprannaturali dati in dono dal Creatore. Senza la via della Parola ogni cosa ricevuta o prodotta diventa inservibile, riducendo le potenzialità dell’uomo in modo sostanziale.
Un danno per la persona, ma anche una erosione culturale e spirituale rilevante per la società. Nessuno si accorge di tante disfatte annunciate, perché tutto ciò che rallenta o sgretola i progetti del singolo o di una comunità intera viene di solito archiviato in base agli indirizzi che sorreggono l’individualità esasperata dell’essere umano. Le regole elastiche assecondano le storture del cuore e della mente dell’uomo, quelle eterne invece le modificano e le rendono funzionali nella grazia al vero progresso dell’umanità.
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