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Lavoro, Ocse: «Precario quasi il 53% dei giovani sotto i 25 anni». Promossa la riforma Fornero

Rosy Merola
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Lavoro, Ocse: «Precario quasi il 53% dei giovani  sotto i 25 anni». Promossa la riforma Fornero
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MILANO, 16 LUGLIO 2013 – Non sorprendono più – purtroppo – i dati negativi proveniente dal fronte occupazione. Questa volta, i dati sono quelli dell’Employment out look dell’Ocse, in cui si afferma che il 52,9% dei lavoratori under 25 italiani risulta essere in una condizione di lavoro precaria. La condizione d’instabilità lavorativa è più marcata tra le donne (37,5%) che tra gli uomini (33,7%). Inoltre, prosegue l’Ocse - rispetto al 2000 – la percentuale dei precari è passata dal 26,2%, al 35,3% del 2012.

Un dato, quello della disoccupazione italiana, che diventa ancora più allarmante se confrontato con la media europea. Infatti, il tasso è cresciuto in media ad un ritmo più elevato rispetto ai Paesi Ue di «un punto percentuale», anche se l’Ocse puntualizza che a metà 2012 il dato italiano era invece «in linea con la media. A fine maggio, la disoccupazione nel nostro Paese ha toccato quota 12,2%, dopo un aumento quasi continuo nei due anni appena trascorsi». Per l’Organizzazione, la disoccupazione in Italia continuerà ad aumentare «per quest'anno e per il prossimo: nell'ultimo trimestre del 2014 arriverà al 12,6%, contro il 12,2% di fine maggio 2013». [MORE]

Il rapporto dell’Ocse passa in rassegna anche la riforma Fornero, promuovendola: «Dovrebbe migliorare la crescita della produttività e la creazione di posti di lavoro nel futuro, grazie in particolare al nuovo art.18 che riduce la possibilità di reintegro in caso di licenziamento, rendendo le procedure di risoluzione più rapide e prevedibili». Tuttavia, avverte l'Ocse: «L'Italia resta uno dei Paesi Ocse con la legislazione più rigida sui licenziamenti, in particolare riguardo alla compensazione economica in caso di licenziamento senza giusta causa e la definizione restrittiva di giusta causa adottata dai tribunali. In questo contesto, gli elementi raccolti suggeriscono che limitare la diffusione dei reintegri sia un elemento chiave per migliorare i flussi occupazionali e la produttività».

Allo stesso tempo, oggi l’Inps - nel rapporto annuale - afferma che nel 2012 circa 7,2 milioni di pensionati (il 45,2% del totale) avevano un reddito da pensione inferiore a 1.000 euro. In sostanza, se si escludono gli ex dipendenti pubblici il 47,2% degli assegni (non quindi i beneficiari che possono avere più di una pensione) era sotto i 500 euro.

(fonte: Ocse e Inps)

Rosy Merola

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Scritto da Rosy Merola

Giornalista di InfoOggi

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