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ROMA, 22 NOVEMBRE 2011 - Appena uscito è già primo in classifica, grazie soprattutto ai preordini su iTunes e su altri stores online. L’attesissimo ritorno sul mercato discografico di Laura Pausini sicuramente non deluderà le aspettative dei fan della cantante romagnola, il nuovo album Inedito mostra la cantante nel suo ambiente naturale: il pop rock più classico.[MORE] Quindi per tutti coloro che se lo stanno chiedendo, la risposta è si, il nuovo album di Laura Pausini è esattamente come i singoli lasciano presagire. Le 14 tracce del disco scivolano via dalla prima all’ultima senza impegnare troppo il cervello, perfette per l’ascoltatore occasionale senza troppe pretese ma assolutamente da evitare per chi cerca qualcosa di più particolare. Il titolo stesso dell’album sembra ironico: il disco sembra tutto tranne Inedito, le canzoni peccano gravemente di originalità, anche per lo standard di Laura Pausini.
Gli stessi arrangiamenti risultano antiquati, sonorità di questo tipo potevano andare bene negli anni ’90, al giorno d’oggi servono idee più moderne: strumenti e suoni più particolari, contaminazioni da altre culture o generi musicali. A chi esordisce in questi anni è richiesto un diverso modo di pensare rispetto allo standard filosanremese mostrato in questo disco, ovviamente questo è un problema che non tocca minimamente la nostra Laura nazionale (ricordiamo che oltre ad essere già affermatissima in Italia è anche uno dei nostri prodotti musicali più esportati all’estero). Il risultato è che, cccezion fatta per un pugno di tracce che sfoggiano arrangiamenti più particolari (come Inedito, Ognuno ha la sua matita e Nel primo sguardo), le pompose sezioni d’archi e le chitarre statiche dominano in tutto il disco annoiando tanto l’esperto quanto il semplice appassionato.
Il passatismo e la banalità pervadono anche la scrittura musicale; Accordi e melodie non presentano nessuna particolarità nè tantomeno originalità. In pressocchè tutti i brani manca quell’hook, quell’inciso che conferisca carattere al brano caratterizzandolo e lasciandolo impresso nella memoria. In assenza di questo fattore i brani devono la loro ragione d’esistere alle melodie trite e ritrite della signora Pausini.
Come spesso accade in queste situazioni, a salvare capra e cavoli ci pensa la guest star di turno, con la sua voce e il suo bagaglio culturale fuori dai canoni della padrona di casa. Nel caso di Inedito le guest star sono ben tre: Ivano Fossati, Gianna Nannini e Niccolò Fabi. Il primo presta la sua vena sofisticata in Troppo tempo, un brano che non fa certo gridare al miracolo ma nel deserto lasciato dalla popstar sembra come acqua fresca. Il contributo di Niccolò Fabi passa quasi inosservato in Nel primo sguardo, un accorato duetto fra le sorelle Pausini, Laura e Silvia. Anche se lo stile di Fabi in questo brano non si distacca troppo dal resto del disco, le sonorità intime con l’armonica e la chitarra fingerstyle (suonata dal bravissimo Paolo Carta, compagno e principale autore della Pausini) ci aiutano a digerire quelle più patinate e banali del resto dell’album. Menzione d’onore va fatta alle sorelle Pausini, in grado di intessere un delicatissimo duetto che strizza l’occhio tanto ai Cranberries quanto ad Elisa.
L’apporto di Gianna Nannini si può ascoltare nella title track del disco Inedito. Il brano in questione è Rock senza se e senza ma (nonostante quanto affermano la cantante e isuoi collaboratori, il rock della Pausini manca della maggior parte delle caratteristiche che contraddistinguono il genere). Chitarre presenti (e che chitarre!), ritmo pesante e liriche aggressive introducono la voce grintosa di Gianna Nannini in uno dei pezzi più coinvolgenti e meno scontati dell’album.
Il resto del disco è quello che ci si potrebbe aspettare, il primo singolo Benvenuto è il simbolo stesso della banalità, incredibile pensare che per alcuni basta piazzare una chitarra distorta per autodefinirsi rock. Con la seconda traccia Non ho mai smesso Laura Pausini parla di una storia d’amore interrotta e ritrovata ma in realtà sembra si rivolga ai fan che l’hanno aspettata in questi due anni di assenza. In Bastava la cantante evidentemente fa il passo più lungo della gamba, la sua voce risulta sgraziata verso la conclusione del brano, un problema davvero inedito per la cantante!
Andrea Portieri