L'apprendimento nell'età evolutiva. Ne parliamo con lo Psicologo Mirko Cario
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ROMA, 26 AGOSTO 2018 - Capita ancora troppo frequentemente che alcuni giovani in età scolare siano considerati svogliati o poco inclini allo studio e all’apprendimento. Alcuni di quegli alunni, che con estrema facilità vengono etichettati dai non addetti ai lavori come ragazzi poco brillanti nello studio, potrebbero avere difficoltà legate all’apprendimento e, conseguentemente, avrebbero bisogno di un adeguato sostegno da un punto di vista cognitivo e percorsi mirati per apprendere e migliorare le abilità specifiche.
Con il Dottor Mirko Cario, Psicologo dello Sviluppo e dell'Educazione ed esperto in Psicopatologia dell'Apprendimento, è stato affrontato il tema delle difficoltà dell’apprendimento in età evolutiva. Nell’intervista che segue, il professionista oltre a spiegare quali sono i disturbi specifici dell’apprendimento e le forme di trattamento, fornisce utili consigli affinché genitori o insegnanti possano chiedere un consulto a esperti del settore.
Dottor Cario, quali sono i disturbi specifici dell’apprendimento?
“Con il termine Disturbi Specifici dell'Apprendimento (DSA) facciamo riferimento a un gruppo eterogeneo di disturbi che compromettono significativamente le abilità scolastiche di base:
- dislessia, disturbo nella lettura (intesa come l'abilità di decodificare un testo);
- disortografia, disturbo nella scrittura (intesa come competenza ortografica);
- disgrafia, disturbo nella grafia (intesa come abilità grafo-motoria);
- discalculia, disturbo nelle abilità di numero e di calcolo (intese come capacità di comprendere e operare con i numeri).
La caratteristica principale è proprio la ‘specificità, in quanto sono disturbi che coinvolgono uno specifico dominio di abilità ma lasciano intatto il funzionamento intellettivo generale. Ciò significa che abbiamo a che fare con studenti mediamente intelligenti, che presentano delle difficoltà significative ma circoscritte”.
Esistono dei fattori di allarme da non sottovalutare?
“Sì. In generale, fin dalle prime fasi della scolarizzazione, è possibile individuare una serie di indicatori ed errori tipici dei bambini con DSA:
- un più lento sviluppo del linguaggio;
- errori di lettura e inversioni di lettere (es. scambiare la "b" con la "d");
- scrittura lenta, con molti errori ortografici, inversione di lettere e/o grafia quasi incomprensibile;
- eccessiva lentezza nel fare i conti;
- incapacità di memorizzare i calcoli automatici (es. 50+50=100);
- eccessiva lentezza nello svolgimento dei compiti per casa;
- scarsa attenzione e concentrazione nello studio”.
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Secondo molti autori, le diagnosi di DSA sono in aumento. Come mai?
“Le indagini epidemiologiche riportano che la stima dei DSA in Italia oscilla tra il 2,5 e il 3,5 per cento della popolazione in età evolutiva. Questi dati rimangono costanti nel tempo, non cambiano. Non sono aumentati i casi di DSA, ma è semplicemente aumentata l'attenzione e la preparazione del personale scolastico. I disturbi specifici dell'apprendimento sono sempre esistiti, ma non venivano riconosciuti da insegnanti, operatori e famiglie. I dati ufficiali del Miur relativi all'anno scolastico 2014/2015 ci parlano del 2 per cento di DSA a scuola. Il 2 per cento dell'intera popolazione scolastica (circa 190.000 alunni) sono meno della media attesa (meno del 3,5 per cento degli studenti cono DSA presenti in Italia). Mancherebbe quindi all'appello l'1,5 per cento della popolazione scolastica che presenta un DSA ma che non viene adeguatamente riconosciuta e sostenuta”.
Cosa si intende per disturbo dello sviluppo intellettivo e quali sono i criteri diagnostici?
“Nella nuova edizione del Manuale Diagnostico Sanitario (DSM-5) il termine ‘ritardo mentale’ è stato sostituito da ‘disabilità intellettiva’ (disturbo dello sviluppo intellettivo). Si tratta di un problema dello sviluppo generale delle abilità cognitive (come ragionamento, problem solving, pianificazione, acquisizione del pensiero astratto), che compromette la qualità della vita relazionale, la possibilità di essere autonomi e indipendenti.
Le caratteristiche fondamentali della disabilità intellettiva sono quindi un funzionamento intellettivo significativamente al di sotto della media - QI di circa 70 in inferiore - e uno scarso funzionamento adattivo in relazione allo sviluppo e alle attese socioculturali in uno o più ambiti, come sapere comunicare, essere in grado di vivere in modo indipendente, svolgere in maniera autonoma le attività quotidiane. Infine l'insorgenza dei deficit intellettivi e adattivi avviene in età evolutiva, prima dei 18 anni.
La disabilità intellettiva è una condizione clinica completamente diversa da quella del disturbo specifico dell'apprendimento, ma l'una esclude l'altra. Riuscire a individuare precocemente queste difficoltà in ambito scolastico, al di là dell'etichetta diagnostica, significa garantire agli studenti una risposta ai loro bisogni educativi e una didattica individualizzata”.
Qual è l’eziologia dei disturbi specifici dell’apprendimento?
“I DSA hanno un'espressività multiforme, determinata da un complesso intreccio tra fattori genetici e ambientali. Alla base di questi disturbi troviamo una condizione neurobiologica alterata che interferisce con i normali processi di acquisizione della lettura, della scrittura e del calcolo. I fattori ambientali, rappresentati dalla scuola, dall'ambiente familiare e dal contesto sociale si intrecciano a quelli neurobiologici e contribuiscono a determinare il grado di compromissione e un maggiore o minore adattamento”.
Che tipo di interventi vengono messi in atto dallo Psicologo per trattare i disturbi dell’apprendimento?
“Lo Psicologo interviene dal punto di vista riabilitativo con l'obiettivo di garantire al ragazzo il miglior livello di vita possibile sul piano fisico, funzionale, sociale ed emozionale. Dopo un'accurata valutazione iniziale, in accordo con la famiglia, viene programmato un trattamento riabilitativo della durata di almeno tre mesi, con una frequenza non inferiore alle 2-3 volte settimanali. Un percorso di questo tipo richiede molto impegno da parte del ragazzo, per cui è molto importante considerare la sua predisposizione e la sua motivazione al trattamento.
Il lavoro più importante da parte dello psicologo è proprio sul piano emotivo-motivazionale. Gli aspetti psicologici implicati nelle difficoltà di apprendimento sono diversi: la demotivazione, la scarsa autostima, le difficoltà relazionali e sociali perché subentra il senso di vergogna, l'abbandono scolastico ai primi livelli delle scuole superiori, sono tutti aspetti più gravi della patologia in sé. Alcuni di questi atteggiamenti possono sfociare in disturbi della condotta, soprattutto in età adolescenziale. Queste le parole di uno studente dell'ultimo anno della scuola secondaria di primo grado: "fare chiasso per me è una scusa! Perché siccome non mi riescono bene le cose di scuola allora disturbo così il mio non riuscire è meno evidente!".
È una problematica che riguarda entrambi i sessi?
“Solitamente si trova una prevalenza maggiore di bambini. I dati a disposizione supportano infatti il ruolo del sesso maschile come fattore di rischio per lo sviluppo di dislessia: nei maschi il rischio è di circa 2,5 volte superiore rispetto alle femmine”.
Prospettiva occupazionale futura degli studenti con disturbi dell’apprendimento.
“La situazione lavorativa attuale degli adulti con disturbi dell'apprendimento è un argomento ancora poco studiato. C'è da considerare il fatto che le difficoltà funzionali tipiche del disturbo - difficoltà nella memoria a breve termine, lentezza nell'elaborazione delle informazioni, lettura, scrittura e abilità collegate - possono avere delle ripercussioni importanti su molte attività lavorative.
Nella nostra esperienza, seguendo in particolare progetti di alternanza scuola-lavoro in ambito turistico e alberghiero, abbiamo potuto notare come il contesto degli agriturismi e delle aziende agricole siano in grado di generare dei contributi significativi in termini di apprendimento e di ‘saper fare’. Questi contesti, ricchi di stimoli e di opportunità laboratoriali mirate alle specifiche esigenze, offrono una valida alternativa ai ‘vecchi’ percorsi di apprendistato o tirocinio, considerati dagli stessi ragazzi meno motivanti e noiosi’.
Si ringrazia il Dottor Mirko Cario
Luigi Cacciatori