A Lamezia il primo giorno di episcopato del vescovo Mons. Giuseppe Schillaci
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LAMEZIA TERME (CZ) 7 LUGLIO - «Svolgere il ministero della Parola con fedeltà e perseveranza, con grandezza d’animo e dottrina e che esso sia testimonianza eloquente e convincente che per te come per Paolo non c’è altro vanto se non nella Croce del Signore nostro Gesù Cristo ». Questo l’augurio rivolto dall’arcivescovo di Catania e presidente dei vescovi della Sicilia, Salvatore Gristina, al nuovo vescovo di Lamezia Terme, Giuseppe Schillaci da lui ordinato sul corso Numistrano su cui si affaccia la Cattedrale. Co-consacranti sono stati il vescovo emerito Luigi Cantafora e l’arcivescovo di Catanzaro- Squillace Vincenzo Bertolone, presidente della Cec; erano presenti al rito anche altri 25 vescovi e il cardinale Paolo Romeo, arcivescovo emerito di Palermo. «Noi che lo conosciamo – ha detto Gristina – possiamo assicurarvi che tale egli sarà in mezzo a voi, sempre e per tutti. A ciò lo predispongono la sua indole, la sua profonda formazione umana, cristiana e sacerdotale, la sapiente ampiezza dei sui studi e la docenza esercitata per tanti anni».
Nel suo saluto Schillaci ha evidenziato che è «il Vangelo che bisogna ascoltare» ed è con il «Vangelo che occorre misurarsi. È con il Vangelo che bisogna fare i conti, non per scoraggiarsi ma al contrario per ritrovare freschezza, energia e entusiasmo ». «Solo tenendo lo sguardo fisso sul Cristo, supremo pastore, si può pensare di radunare e guidare il popolo che gli viene affidato», ha sottolineato. Per Schillaci la prima giornata del suo ministero episcopale si era aperta con l’incontro con le autorità civili e militari nel salone del Seminario vescovile durante il quale ha evidenziato come una comunità è «viva nella mi- sura in cui ad ogni persona è offerta la possibilità concreta di esprimersi, di ricevere dignità, quindi crescere in consapevolezza e responsabilità. Persona e comunità, libertà e solidarietà, sono principi irrinunciabili per una civiltà come la nostra, che si dice avanzata, perché non perda la propria umanità. Questo è possibile recuperando un valore antico e spesso dimenticato: quello della fraternità. È un principio che ogni realtà sociale e politica dovrebbe recuperare, al fine di ritrovare uno stile e una convivenza fatta di rispetto, dialogo, accoglienza, in cui l’altro, ogni altro, vale per quello che è non per quello che ha». Da qui, «senza mai abbattersi, penso sia urgente e necessario mettere mano a un’importante e significativa opera educativa da portare avanti sinergicamente tutti assieme: famiglia, scuola, istituzioni, associazioni, corpi intermedi ». «La nostra gente – ha detto – si sente sempre più impotente dinanzi a fenomeni come la corruzione, la criminalità organizzata e le varie mafie, ’ndrangheta in primis, per cui alla rabbia spesso si associa la rassegnazione ». In tale contesto «spetta a noi il compito di contribuire, anche con il nostro stile di vita, fatto di coraggio e determinazione, a un’inversione di rotta nei confronti di un modo di pensare che investe la vita di gran parte della nostra gente », che «è quasi sempre la più vulnerabile ed indifesa».
All’inizio della Messa anche il saluto del vescovo emerito Cantafora che, rivolgendosi al neo presule, ha detto che la «Chiesa di Lamezia ti accoglie e ti abbraccia con affetto. La Chiesa che ti accoglie ha in sé un grande potenziale, vive con gioia le meraviglie della fede. Sente di essere presente nel territorio, lotta, spera e soffre con esso».