L'addio al governo di Lupi: «Lascio a testa alta». Interim a Renzi: «Solo per poco»
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ROMA, 20 MARZO 2015 - In un’aula di Montecitorio quasi deserta Maurizio Lupi rassegna le proprie dimissioni da ministro delle Infrastrutture. Le sua esperienza all’interno del governo Renzi si chiude così, a distanza di «72 ore dai fatti – come tiene egli stesso a precisare – e non a 72 giorni».
Le dimissioni, per altro già annunciate ieri sera durante la trasmissione “Porta a Porta”, sono il frutto di un’inchiesta, denominata “Grande Opere”, aperta dalla procura di Firenze e che ha portato all’arresto di alcuni imprenditori, tra i quali Stefano Perotti, amico di famiglia, ma soprattutto datore di lavoro di Luca Lupi, ovvero il figlio dell’ex ministro. Secondo i detrattori di Maurizio Lupi, quest’ultimo avrebbe per l’appunto utilizzato la propria “posizione” per far pressioni sull’imprenditore al fine di assumere il figlio.
In soldoni, per i più, si è trattato della solita “raccomandazione” di cui usufruiscono i figli di papà. Proprio su questo punto le parole di Lupi sono state nette: «Non ho mai fatto pressioni per procurare un lavoro a mio figlio. Ho proposto a lui la possibilità di incontrare una persona di grande esperienza che potesse consigliarlo. Che bisogno avrei avuto - incalza l'ex ministro - di chiedere a Incalza di intercedere per lui, avrei potuto farlo molto più facilmente io. E non l'ho mai fatto. La sua decisione di chiamare Perotti non può essermi addebitata».
In realtà, Maurizio Lupi, durante il suo discorso, più che difendere la sua figura istituzionale, sembra difendere la sua posizione da padre: «In una intercettazione strumentalizzata chiedo ad Incalza di vedere mio figlio. Ho fatto quello che avrebbe fatto qualsiasi padre, presentare cioè al proprio figlio una persona di esperienza... I Perotti conoscono mio figlio sin da piccolo». L'ex ministro ha così ricordato i successi del figlio: la sua laurea con 110 e lode, il posto di lavoro ottenuto in America. «Perché mio figlio è bravo», ha aggiunto con fermezza Lupi. Anche per queste ragioni, il parlamentare del Ncd, ad inizio del suo intervento ha rivendicato il valore delle sue dimissioni: «Lascio il governo a testa alta, guardandovi negli occhi. So che il tempo sarà galantuomo, spero che lo sarà anche con chi ha speculato sul nulla».
D'altronde, fino ad oggi, l'ex ministro non è nel libro degli indagati. Ed allora ecco il perché di una decisione difficile ma dovuta all'interno di una visione che ha rispetto delle istituzioni: «Scopo della politica è servire il bene comune - ha affermato Lupi - e se questo passo indietro può essere un modo per prendere una nuova rincorsa, per ridare valore alle istituzioni, che ho sempre servito, per rafforzare l'azione del nostro governo, per rilanciare il progetto del nostro partito, allora le dimissioni hanno un senso».
L'ex ministro, affiancato dal leader di Ncd nonchè ministro dell'Interno, Angelino Alfano, e dai ministri Marianna Madia, Paolo Gentiloni, Andrea Orlando e i sottosegretari Graziano Delrio e Luca Lotti, ha poi smentito che le sue dimissioni siano state "forzate" dal premier Matteo Renzi: «Lasciatemi ringraziare il presidente del Consiglio che, al di là dei retroscena, in questi giorni, in un confronto franco, leale, serio, non mi mai chiesto di dimettermi, ma ha affidato, come è giusto che fosse, alla mia scelta personale, questa decisione».
Lo stesso presidente del Consiglio, intervenendo da Bruxelles dove era in corso il Consiglio Ue in corso ha affermato: «Credo che Lupi abbia fatto una scelta giusta e credo che abbia fatto bene per come ha motivato e spiegato e non vedo nessuna conseguenza politica per il governo e sul percorso delle riforme. Noi - ha aggiunto il premier - siamo davvero garantisti e sottolineiamo che non può bastare un avviso di garanzia per chiedere le dimissioni di qualcuno. Il ministro Lupi non è nemmeno indagato, è lui che ha deciso, per i motivi che ha spiegato, di fare un passo indietro. Questo torna ad essere un Paese normale. Nei prossimi giorni e ore faremo le scelte conseguenti per il governo».[MORE]
La questione, adesso, si sposta di fatto su chi prenderà il posto di Maurizio Lupi al ministero delle Infrastrutture. Il toto nomi è già iniziato ma lo stesso premier ha voluto precisare: «Appena rientrerò in Italia assumerò l'interim del ministero dei Trasporti. Lunedì andrò al Quirinale e le valutazioni dei nomi sul successore si faranno di fronte al capo dello Stato».
(Immagine da termometropolitico.it)
Giovanni Maria Elia