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CATANZARO, 9 GENNAIO 2012 - Oggi risponde alla domanda di Flavia da Trento il sacerdote Davide Marino:
R. Cara Flavia,
a distanza di anni, conservo ancora il ricordo di un mio catechista[MORE], che non si stancava mai di ripeterci che non esistono domande stupide. Semmai, possono esserlo le risposte. E mi sono sempre più convinto nel tempo della verità di quest’affermazione; perché ogni domanda – se è sinceramente mossa dal desiderio di comprendere meglio – nasce sempre da un’intelligenza viva, che s’interroga sul significato delle cose. Quindi, ti ringrazio per la tua domanda intelligente.
Veniamo dunque alla risposta. Innanzi tutto, è necessario fare una distinzione tra “anima” e “animo”. Potremmo infatti definire l’anima come il principio incorporeo e immortale nell’uomo. L’animo può indicare invece di volta in volta il temperamento, il carattere, l’umore o anche i propositi e le intenzioni più profonde di una persona. In questo senso, se si dice che qualcuno ha l’“animo cattivo”, si vuole dire che ha agito o agisce con intenzioni malvagie.
Se spostiamo l’attenzione sull’anima invece, è necessario inquadrare il discorso all’interno della totalità della persona umana. L’uomo non è semplicemente “un’anima allo stato puro”, ma è fatto di anima, spirito e corpo. Chiaramente, non si tratta di tre “pezzettini di uomo” separabili, bensì delle dimensioni costitutive dell’essere umano. Ogni azione pertanto viene compiuta non da una singola parte dell’uomo, ma dall’unico uomo, “per intero”, fatto di anima, spirito e corpo. Sono tutte e tre queste dimensioni insieme a partecipare della bontà o cattiveria di ciò che la persona pone in atto.
Ora, l’uomo, così creato da Dio, è creato per fare il bene. Tuttavia, egli è una creatura libera. Questo significa che ha sempre davanti a sé la possibilità di scegliere il bene o il male. Per intenderci, in quanto persona libera, io ho la facoltà di indirizzare i miei pensieri a ciò che è buono, come a ciò che è cattivo; di dire una parola vera, come di proferire una calunnia; di compiere un’opera di carità come di chiudermi nel mio egoismo. Ma soltanto nella misura in cui i miei pensieri, le mie parole, le mie azioni saranno orientati verso ciò che è vero, buono e giusto, io potrò essere una persona, vera, buona e giusta. La verità, la bontà e giustizia di una persona allora sono anche la verità, la bontà e la giustizia della sua anima.
Credo che un’immagine possa rendere più chiaro il concetto. Io ritengo, cara Flavia, che uno dei momenti più suggestivi della liturgia battesimale, sia quello in cui al neobattezzato viene fatta indossare una veste bianca. Si tratta di un “rito esplicativo”, cioè di un’azione simbolica, che vuole esprimere in maniera visibile, ciò che lo Spirito Santo ha operato invisibilmente nel battezzato, rendendo la sua anima candida come la veste che ora indossa. Vedi, a ciascuno è consegnata dal Signore la veste della propria anima; una veste che si può mantenere pulita o sporcare. La responsabilità della pulizia o sporcizia, della verità o della falsità, della bontà o cattiveria della sua anima è posta nelle mani di ciascuna persona.
Il mio augurio per te, cara Flavia, è che tu possa mantenere sempre pulita la veste della tua anima, facendola risplendere della bellezza del Vangelo.
Un caro saluto,
don Davide.
Si ricorda che ognuno può porre i propri dubbi, i propri interrogativi scrivendo al seguente indirizzo di posta elettronica [email protected]