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È importante in questo periodo post-pasquale rafforzare la concretezza della resurrezione di Cristo, quale atto storico che ha “risuscitato” il mondo, nonostante le teorie di tanti miscredenti. Questo delicato argomento di fede trova un sua chiara definizione in alcune precisazioni di fede e di natura teologica: Tutti, leggendo la Scrittura e confrontandola con la vita di Cristo Gesù, devono giungere alla conclusione che Cristo è risorto veramente, realmente. Chi crede nella Scrittura deve poi operare l’altro passaggio: Credere in Cristo come il vero Messia, l’unico e solo Messia del Signore. Il confronto razionale, logico, deduttivo vuole, esige, obbliga a concludere che Cristo è risorto. La fede nella Scrittura antica per logica conseguenza deve divenire fede in Gesù, il Cristo di Dio, il suo Consacrato, il suo Profeta, il suo Re”.[MORE]
Il Messia che viene e poi muore in croce, risorgendo nel terzo giorno, è il dono più alto che Dio offre all’umanità intera, oltre che al suo popolo. Questa verità ci porta ad affermare di trovarci dinnanzi ad un evento che può dirsi anche teologico e nello stesso momento antropologico. Si guardi con attenzione a questi tre aspetti inscindibili tra di loro. L’avvenimento della resurrezione è di sicuro una vera circostanza cristiana, perché il credente in Cristo è colui che confida pienamente nelle sacre scritture e nel compimento di tutto ciò che è stato profetizzato nella persona di Gesù. Siamo inoltre dinnanzi a un fatto teologale perché ogni cosa promessa dal Padre è giunta a termine. “Per questo esso è evento teologico. Dio è stato fedele a quanto ha promesso”. È bene perciò comprendere che “…se la Scrittura si compie tutta in Cristo, è Cristo la chiave di lettura, chiave esegetica ed ermeneutica di tutta la Parola di Dio”.
La resurrezione è poi una chiara questione antropologica. L’uomo di ieri e di oggi è stato infatti il prescelto da Dio a vivere il mistero della resurrezione nella storia di ogni giorno, penetrando nella verità della Parola; cambiando dal di dentro; sintonizzando i suoi pensieri dal cuore di Cristo; obbedendo alla voce dello Spirito Santo, anche in assenza di una ragione evidente. Chi crede obbedisce e basta. Va! Getta il seme. Non calcola il suo tempo; non tira le somme; non si aspetta un plauso. “Scasa” invece dal cuore di pietra al cuore di carne. Si candida a risorgere e permette ad altri di incamminarsi verso lo stesso traguardo. È un miracolo possibile che il Signore compie servendosi di ognuno di noi. Se non si è utili a Cristo si rischia facilmente di fallire dal profondo ogni ruolo terreno, sciupando la preziosa occasione di continuare la missione del Messia.
Per essere “funzionali” al Signore bisogna pertanto riflettere senza indugi dal suo cuore. Non c’è un’altra “medicina”. Le ricette umane, fuori da questa indicazione divina, in qualsiasi campo esse vengano applicate chiudono una falla per poi stabilmente aprirne un’altra. Se invece cambia la prospettiva e si riconosce, partendo da essa, la verità soprannaturale che il vangelo ha consegnato al mondo intero, ogni cosa troverà la giusta soluzione. Solo così un matrimonio in crisi potrà ritrovare la sua vera ragione d’essere; un comportamento sociale altezzoso si spoglierà del suo individualismo esasperato; una qualsiasi funzione politica sarà in grado di gestire la realtà guardando all’interesse collettivo e non a quello di parte. Un ruolo professionale e lavorativo qualunque saprà dare il proprio contributo alla causa del benessere comune. Risuscita il mondo!
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