La Turchia tra crisi dell'AKP, sicurezza nazionale e le elezioni di novembre
Estero Valle d'Aosta

La Turchia tra crisi dell'AKP, sicurezza nazionale e le elezioni di novembre

lunedì 7 settembre, 2015

 ISTANBUL, 7 SETTEMBRE 2015 – Il partito di Erdogan è al potere in Turchia da circa 13 anni, e per la prima volta sta affrontando un profondo periodo di crisi, testimoniato dalla cocente sconfitta alle scorse elezioni di giugno, dove l'AKP ha perso la sua maggioranza assoluta e nuove realtà hanno superato la soglia di sbarramento del 10% entrando in Parlamento. Quando Erdogan è salito al potere nel 2003, il paese si portava addosso il carico di miliardi di dollari di debito maturati con il Fondo Monetario Internazionale. Ma da allora, il partito che Erdogan ha contribuito a fondare è riuscito a pagare i propri debiti. Il paese vessava in condizioni difficili, e sotto la guida dell'AKP vi è stata una profonda trasformazione urbanistica, che ha portato al miglioramento di infrastrutture e servizi, alla costruzione di ponti, strade e aeroporti in tutto il paese. E, in maniera simbolica, le donne che intendono indossare il velo oggi non devono più nascondersi.

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Alla fine del suo mandato elettorale, Erdogan concorse alla carica di Presidente della Repubblica, ottenendo un sonoro 52% e diventando il presidente più popolare nella storia della Repubblica Turca. Non soddisfatto dei consensi raccolti, Erdogan si è sempre impegnato a effettuare cambiamenti costituzionali in modo da fortificare il proprio potere egemone. Le riforme proposte da Erdogan sono in fase di discussione in questi giorni in Parlamento.

Certo i risultati delle scorse elezioni hanno costretto Erdogan a cercare – invano – di creare una coalizione di governo, e di conseguenza hanno spinto l'ex ministro degli esteri Ahmet Davutoglu, succeduto alla carica di primo ministro, ad ammettere la sconfitta. Di risposta, Erdogan ha annunciato nuove elezioni per il prossimo novembre.

Nel frattempo il paese sta facendo i conti con la sfida sulla sicurezza: gli attacchi perpetrati dall'ISIS e dal PKK sul suolo turco e i bombardamenti turchi contro entrambi i gruppi in Siria e in Iraq stanno già facendo sentire i propri effetti politici a casa. La tensione rimane alta, e tra l'opinione pubblica comincia a serpeggiare una sfiducia sempre maggiore verso l'AKP, ponendo in discussione per la prima volta e in maniera decisa i risultati alla prossima tornata elettorale. I segni di un principio di fine si erano ovviamente già visti a giugno: l'ottimo risultato dell'HDP – il partito pro-curdo – ha meravigliato gli stessi elettori del partito non solo per il risultato, ma anche per il fatto che l'HDP ha incassato consensi anche in quei quartieri, per esempio a Istanbul, dove vive la borghesia turca, come Kadikoy o Atasehir, dimostrando che l'esigenza di cambiare non parte soltanto “dal basso”.

Foto / Fonte: aljazeera.com

Dino Buonaiuto


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