La tragedia dei bambini di Gaza raccontata da Salvo Maraventano
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ROMA, 24 NOVEMBRE 2012- Salvo Maraventano, 31 anni, vive quotidianamente la tragedia mediorientale nella Striscia di Gaza. Da tre anni coopera con il Ciss (Cooperazione Internazionale Sud Sud) di Palermo, occupandosi in particolare dei minori. Il trauma della guerra, lo stress che ne deriva, la paura di non sopravvivere: è questa la battaglia di Salvo. Restituire fiducia laddove sembra persa. [MORE]
Il Ciss è una Ong fondata a Palermo nel 1985. Dall’ ’89 il Ministero degli Affari Esteri l’ha riconosciuta come Organizzazione Non Governativa idonea a promuovere e realizzare progetti di cooperazione con i Paesi in via di sviluppo. Nel progetto che riguarda la Striscia di Gaza, Salvo si occupa del sosteno psicosociale dei minori e delle loro famiglie costrette a vivere sotto i bombardamenti costanti. In un’intervista pubblicata da “Napoli Città sociale” cerca di spiegare in cosa consiste la tragedia di questa parte di mondo. “Questo è un momento di emergenza” dice “ma la situazione abituale è comunque drammatica. E’ l’equivalente di una vita di un campo profighi. I bombardamenti ci sono giornalmente come riportato in diversi report delle agenzie ONU. Quindi anche se l’emergenza si arrestasse non bisogna abbassare l’attenzione dei media”. Salvo ci tiene a spiegare anche come la gente viva questa situazione di perenne angoscia. “ La popolazione è sempre più terrorizzata, innanzitutto i bambini. Noi lavoriamo sullo stress post traumatico. Il punto è che i bamini che quattro anni fa hanno vissuto l’esperienza devastante dell’operazione piombo fuso, in questi giorni rivivono lo stesso trauma. E’ difficile elaborare un vissuto così duro quando eventi continui lo fanno riaffiorare. Ci sono bambini che non riescono a dormire, a parlare, che perdono i capelli per lo stress e tutto questo non andrà via con una tregua”.
A Salvo non interessa schierarsi, non cerca di capire le ragioni dell’uno o dell’altro. Non troverebbe in ciò una giustificazione alle nefandezze che stanno rovinando la vita alla gente. “Come operatori umanitari noi cerchiamo di non dare giudizi” è il commento alla domanda su come lui giudichi gli attacchi di Israele di questi giorni. “Tuttavia” prosegue “non si può dimenticare la differenza di proporzione tra le due parti né in termini di condizione, né di mezzi né, come è evidente a tutti, di effetti”. Quale la soluzione di questo conflitto dunque? “Bisogna ripartire dalla carta dei diritti. In questo devono impegnarsi i paesi europei e la comunità internazionale. Non si tratta solo di favorire una tregua temporanea tra due paesi, ma risolvere una questione che influenza la politica nella regione e non solo. Bisogna ragionare a livello globale estromettendo gli interessi delle lobby politiche ed economiche. La geopolitica viene dopo. Bisogna trovare una soluzione pacifica al conflitto e non bisogna abbassare il livello di attenzione dei media quando finisce l’emergenza delle bombe”.
Federica Sterza
Foto www.ciss.files.wordpress.com