"La Spia" di Corbijn, Seymour Hoffman da Amburgo con dolore
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LA SPIA - A MOST WANTED MAN DI ANTON CORBIJN, LA RECENSIONE. Con una sofferta e sfumata interpretazione di Seymour Hoffman sotto il cielo di Amburgo, la spy story si fa umana nell'impersonale paranoia del potere dopo l'11 settembre.
Nell’aria livida di Amburgo, tra le acque specchianti del porto internazionale, Mohamed Atta e i suoi avevano pianificato l’attacco alle Torri. Ora è sbarcato Issa Karpov (Grigory Dobrygin), metà russo e metà ceceno, un genitore scomodo ed intenzioni – pare – non bellicose. La CIA non è d’accordo, ma sul giovane musulmano piomba in anticipo l’unità speciale tedesca diretta da Gunther Bachmann (Philip Seymour Hoffman), spia navigata col fegato spappolato da un bicchiere di troppo e da qualche vecchio pasticcio tra spie di spie post 11 settembre. Un pavido e misterioso banchiere (Willem Defoe) ed una giovane avvocatessa idealista ma coraggiosa (Rachel McAdams) non complicano nemmeno troppo la situazione: lo spionaggio, per natura, tiene conto di tante pedine. Le schegge impazzite fioccano piuttosto nelle stanze dei bottoni, dove si consumano vecchie ruggini, conflitti d’autorità e difficili cooperazioni internazionali. Ognuno fa il suo gioco, vince chi intriga meglio. [MORE]
UN UOMO SOLO AL COMANDO - Dimenticate i gadget super-tecnologici e le esibizioni muscolari di bondiana memoria. Qui, sovrappeso e mal sbarbato, Philip Seymour Hoffman prova a far valere il proprio carisma, ma è il classico vincitore nell'etica ma perdente a cospetto del potere. Affaticatamente alle prese con qualche difficile elaborazione d’un passato forse luttuoso, per quanto isolato dalla propria squadra la guida con nerbo, ma il problema è proprio nel mancato gioco di squadra: alle sue depressioni, che non svigoriscono il polso fermo nelle indagini ed una linea garantista tesa a discernere i buoni dai cattivi, si oppongono le untuose paranoie di chi preferirebbe, millantando giurisdizione, un atto di forza. Assecondando i sempre oleati meccanismi del romanzo di John Le Carrè, il regista olandese Anton Corbijn riesce a non disperdere la tensione degli eventi, ma punta a sublimarla nella tensione morale del suo protagonista, affidandogli un palcoscenico tenuto con tale ispirata introversione e lucida sofferenza, da far rimpiangere che sia stato l’ultimo, prima del sipario strappato con la prematura scomparsa di Seymour Hoffman.
IL CIELO SOPRA AMBURGO - A venirne fuori è una storia di malinconie spiate, più che una spy story classica; di terrori personali repressi, più che di terrorismo e dintorni; di insicurezze individuali, oltre che di delicate questioni di sicurezza nazionale. Spegnendo il rombo dei motori, Corbijn punta da un lato sul cigolio dei meccanismi di difesa, anche brutale, dell’Intelligence, dall’altro sulle attutite voci di dentro del proprio protagonista, sulla sua intelligenza emotiva ridotta ad un cinismo disossato. Come una cimice, la macchina da presa sembra tenersi spesso a voluta distanza, scegliere un’angolazione da dietro o avvicinarsi cautamente, mentre la fotografia si calibra sul tono incupito ed algido dei cieli ingrigiti, delle banchine e della banche, delle cortine di silenzio. Seymour Hoffman, tutto disillusione, pure riesce a colorare il tutto con sfumature accalorate, quelle dell’ammutolito lottatore che urla contro il cielo di Amburgo, per rompere le gabbie personali e per mettere in gattabuia solo chi davvero lo meriti: è una umanità tanto più avvertita nel freddo gioco a scacchi, nelle manovre impersonali del potere.
Tra indagine ed introspezione, senza patinare troppo l’uggia e senza spettacolarizzare azione e inazione, Anton Corbjin confeziona con La spia - A most wanted man un thriller spionistico serrato nei ritmi, ma anche nelle saracinesche di un’intimità mai davvero penetrata: e va bene così, quella di Seymour Hoffman era anche arte della reticenza.
DATA USCITA: 30 ottobre 2014
GENERE: Thriller
ANNO: 2014
REGIA: Anton Corbijn
SCENEGGIATURA: Andrew Bovell
ATTORI: Rachel McAdams, Philip Seymour Hoffman, Robin Wright, Willem Dafoe, Daniel Bruehl, Nina Hoss, Martin Wuttke
FOTOGRAFIA: Benoît Delhomme
MONTAGGIO: Claire Simpson
PRODUZIONE: Amusement Park Films, Demarest Films, Film4, The Ink Factory, Potboiler Productions
DISTRIBUZIONE: Notorious Pictures
PAESE: Germania, Gran Bretagna, USA
DURATA: 122 Min
Antonio Maiorino