La sociologia contro i fenomeni, violenti minorili
Cultura e Spettacolo Calabria

La sociologia contro i fenomeni, violenti minorili

martedì 10 maggio, 2011

Tavola rotonda al "Vivaldi" di Catanzaro Lido

Catanzaro, 10 maggio 2011 - Tavola rotonda con docenti universitari e professionisti del diritto al "Vivaldi" di Catanzaro Lido Un “braccio” della Università “Magna Graecia” all’interno di una scuola media. Una metafora forte ma suggestiva quella con cui il dirigente scolastico del comprensivo "V.Vivaldi" Vitaliano Rotundo ha salutato il dodicesimo incontro formativo del progetto interministeriale “LeAli al futuro”, [MORE]capace di realizzare un incontro di alto spessore tra scienze sociologiche, giuridiche civili, giuridiche penali, penitenziarie e l’agenzia scolastica. Nell’auditorium dell’Istituto di Catanzaro Lido – unica scuola calabrese accreditata dal Miur e dal ministero della Giustizia per questo progetto – si sono ritrovati Mario Ruffo, docente di Diritto penale e amministrativo all’università catanzarese; Bruno Bilotta, docente di Sociologia nello stesso ateneo;

l’avvocato Gisella Gigliotti ed il dirigente del Centro di Giustizia Minorile Angelo Meli. Il professor Bilotta, sociologo del diritto, della devianza e del mutamento sociale, piacevolmente sorpreso dal numero e dalla qualifica eterogenea dei partecipanti, ha posto l’accento sulla differenza tra il crimine dell’adulto e quello del minore. “Il giovane – ha detto – delinque per imitazione: più la sua cerchia di frequentazione è limitata, più è alto il tasso di emulazione”. Nel campo criminologico e della devianza la minore età è una fascia molto ampia e comprende situazioni psico-fisiche profondamente diverse. Per questo la famiglia ha una grossa incidenza nell’elemento penale.
 
“L’elemento imitazione - ha aggiunto Bilotta - nasce dunque all’interno del gruppo - sia famiglia, sia amici - come testimoniano le bande di giovanissimi sudamericani che ripropongono in una micro-realtà di micro-periferie le tensioni sociali importate dal loro paese d’origine, dove pure non sono mai stati essendo nati e di nazionalità ormai italiana. Basta parlare di micro-criminalità – ha detto ancora Bilotta - in quanto per chi la subisce si tratta di violenza a tutti gli effetti. Il fenomeno delle bande giovanili è molto frequente in letteratura, proprio perché laboratorio di tensioni sociali maggiori. Per molti studiosi – ha ribadito - si tratta di “sub-cultura”, come già ne “Il contadino polacco” di Florian Znaniecki o nei trattati di Sunderland.

Del resto il concetto di imitazione non è semplice e non basta asserire che se un padre ruba anche il figlio delinque. La subcultura dei fatti criminali sta nel contesto sociale in cui si verifica. Emile Durkheim distingue tra comunità (dove si attua la solidarietà meccanica) e la società (dove la solidarietà è organica). Nella comunità alligna dove il valore etico-culturale è più forte, e quindi l’elemento giuridico è anche etico. Ecco quindi che – ha concluso Bilotta- gli aspetti sub-culturali incidono fortemente nella fenomenologia della devianza, che in quanto tali vanno adeguatamente considerati nella prevenzione”.

Dalla lezione di Bilotta che ha coinvolto pilastri della sociologia alle provocazioni dell’avvocato Gisella Gigliotti. Secondo il legale “alla base di tante manifestazioni di criminalità minorile c’è la mancanza di subalternità, ad esempio dello studente rispetto al professore e nelle classi non esiste più quella forma di disciplina e severità che era garanzia di affidabilità. Neppure le famiglie – secondo Gigliotti - aiutano e spesso, come nel caso dei rom, istigano e sono esse stesse beneficiarie delle malefatte dei minori. In un contesto tanto difficile i professori sono gli unici veri eroi a prendersi cura di loro”.

Un intervento senza mezzi termini che ha suscitato interesse e reazioni tra i corsisti, autori di uno stimolante dibattito sul tema dell’integrazione nelle istituzioni formative. Angelo Meli, direttore del centro di giustizia minorile di Calabria e Basilicata, ha rassicurato che “il sistema penale minorile italiano è tra i più avanziati al mondo, elogiato dall’Onu e studiato da professionisti di ogni latitudine. E’ fondamentale chiedersi perché un giovane decide di porsi in conflitto con il sistema - ha detto - Su questo fronte gli adulti, dalla scuola agli organi di informazione, non sono esenti da responsabilità”.
 
Il professore Ruffo, chiudendo le relazioni, ha affrontato la tematica della famiglia all’interno della separazione, come cioè i ragazzi vivono le crisi, ricordando come il nuovo 612 bis sia un reato a tutela della donna che in realtà finisce per tutelare l'uomo" e sottolineando come "anche la Cassazione ha acclarato il sacrosanto diritto allo studio per il minore vittima di uno sfascio familiare".
Nico De Luca


Autore
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