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ROMA, 17 MAGGIO - “I dati che stanno arrivando mi pare che significhino inequivocabilmente una cosa sola: che vinciamo noi e perdono loro”. È con queste parole che il segretario del Partito Democratico, Pierluigi Bersani, ha commentato a caldo i risultati delle elezioni amministrative. Parlando di “vento del Nord che si è alzato contro il blocco Pdl e Lega”, Bersani ha preso atto della sconfitta politica del centrodestra. [MORE]
Le elezioni amministrative sono per forza di cose competizioni elettorali locali che si giocano sui territori a stretto contatto con la cittadinanza. Quando le elezioni si svolgono nelle grandi città, come in questo caso a Milano, Napoli, Bologna e Torino, indubbiamente assumono una rilevanza politica che rende i risultati significativi anche sul piano nazionale.
Alla fine della tornata elettorale ogni partito sicuramente interpreterà i dati come meglio crede e possiamo star sicuri che nei prossimi giorni tutti affermeranno se non di aver vinto, quanto meno di non aver perso. Già poche ore fa in conferenza stampa il coordinatore del Pdl, Denis Verdini, ha affermato che si è avuto “un sostanziale pareggio”. Ognuno nei dati legge quello che vuole e certamente non ci si può aspettare un’ammissione di sconfitta, considerando soprattutto il fatto che siamo ancora in campagna elettorale e che lo saremo fino ai ballottaggi.
Date queste premesse, quello che tuttavia emerge con forza è una sconfitta personale di Berlusconi, anche se nel suo partito si sono già affrettati a negarlo. A Torino e Bologna il centrosinistra vince al primo turno, a Napoli si va al ballottaggio tra Gianni Lettieri (centrodestra, in vantaggio con il 38,5% dei voti) e Luigi De Magistris (centrosinistra, con il 27,5% dei voti ai quali andrà aggiunto, almeno in teoria, un altro 19% di voti dell’altro candidato di centrosinistra appoggiato dal PD, Mario Morcone). Ma la vera sconfitta per Berlusconi è avvenuta a Milano, dove Giuliano Pisapia ha ottenuto il 48% dei voti contro il 41,5 di Letizia Moratti.
È stato proprio Berlusconi ad affermare il 7 Maggio, in occasione della convention a sostegno della Moratti al Palasharp, che il voto di Milano avrebbe rappresentato “la spinta più forte al nostro governo e alla nostra maggioranza. Credo quindi – ha aggiunto il premier – che questo voto abbia valenza sia per Milano che per l’Italia”. È colpa (o merito, dipende dai punti di vista) sua se le elezioni hanno rappresentato una sorta di referendum sulla sua persona e sul governo nazionale. È stato lui a caricare il voto amministrativo di una pregnanza politica così accentuata.
Lo ha fatto anche candidandosi in prima persona come capolista del Pdl, dichiarando ironicamente “se prendo meno delle 53 mila preferenze della volta scorsa, l’opposizione mi fa il funerale”. Sappiamo ora che le preferenze per Silvio Berlusconi sono state esattamente 27.972, circa la metà rispetto alle amministrative del 2006. Non siamo così ingenui da credere che l’attuale opposizione riuscirà seriamente a fargli il funerale (politico, ovviamente). Il centrosinistra ha dimostrato più volte di avere un’insana propensione alla sconfitta, oltre alla capacità di non saper approfittare della debolezza politica dell’avversario.
Nonostante la legittima soddisfazione per i risultati elettorali, tutto il centro sinistra dovrebbe riflettere sulla strategia politica da adoperare d’ora in avanti. Gli ottimi risultati conseguiti dai candidati che un po’ superficialmente vengono definiti “estremisti”, (Pisapia a Milano, De Magistris a Napoli, ma per altri versi anche il Movimento 5 Stelle a Bologna) vorranno pur dire qualcosa. Probabilmente è arrivato il momento di smetterla di cercare disperatamente i voti al centro e di rendersi conto che esiste una larga fetta di elettorato che chiede progettualità, programmi e idee di sinistra.
Una riflessione post elettorale non può assolutamente mancare anche nel centrodestra, soprattutto in merito all’eccessiva personalizzazione di ogni competizione elettorale nella figura di Berlusconi, ma anche in merito alle modalità di conduzione di una campagna elettorale al limite della decenza. Le accuse rivolte a Pisapia dalla Moratti, che non si esclude abbiano avuto un effetto opposto a quello sperato facendo perdere voti al centrodestra, sono solo l’ultimo atto di una narrazione incentrata sulla delegittimazione di qualsiasi avversario politico. Le premesse, purtroppo, sembrano in realtà confermare quanto fatto fin’ora.
Si segnala a questo proposito l’ultima dichiarazione della sempre sobria Daniela Santanchè che, non contenta della figura barbina fatta ad Anno Zero confondendo la bandiera di Freedom Flotilla con quella di Hamas per dimostrare a modo suo la presunta vicinanza di Pisapia agli ambienti terroristici, a scrutinio in corso ha dichiarato: “La vittoria di Pisapia sarebbe come portare il Leonkavallo a Palazzo Marino, sarebbe una cosa bestiale. Sarebbe come portare la droga senza se e senza ma: lui è sempre stato uno che ha detto che gli spinelli non fanno male”. (in foto: Giuliano Pisapia e Letizia Moratti. Fonte: Skytg24)
Serena Casu