La grande truffa della sanità calabrese nel saggio “Io ho visto” di Santo Gioffrè
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La grande truffa della sanità calabrese viene denunciata dal medico, politico, romanziere, amministratore, dirigente sanitario Santo Gioffrè nel suo ultimo libro “Io ho visto. La grande truffa nella sanità calabrese" ( Castelvecchi) presentato all’Uniter, presieduta da Costanza Falvo D’Urso, in collaborazione con Civico Trame e Libreria Tavella nel rispetto delle vigenti normative sanitarie.
Dopo una breve introduzione da parte della blogger Ippolita Luzzo, la giornalista Nadia Donato, attraverso un’attenta conversazione con l’autore, è riuscita a ricostruire sia il suo percorso politico, umano e culturale e sia i temi dominanti nell’opera relativi ad una sanità allo sbando in balia di poteri molto forti. Poteri di banche e di persone che ne hanno approfittato coperte da chi doveva controllare e non lo ha fatto.
Santo Gioffrè, nominato nel 2015 commissario dell’Azienda sanitaria provinciale di Reggio Calabria, avendo l’intenzione di pareggiare il bilancio in dissesto, è stato il primo a svelare le anomalie dei pagamenti all’Asp di Reggio Calabria, azienda sciolta in seguito per infiltrazione mafiosa. Per il coraggio dimostrato, Santo Gioffrè, che viaggiava su una modesta Polo per raggiungere la sede di servizio, ha rischiato la vita come egli stesso narra nell’incipit del saggio che parte dalla sua defenestrazione dall’Asp dopo appena sei mesi di servizio per presunto vizio di inconferibilità in base ad un decreto dell’Anac.
Nel 2013, Santo Gioffrè si era candidato, senza essere eletto a sindaco, di Seminara, un paesino di 1500 abitanti in provincia di Reggio Calabria, e dunque compreso nel territorio dell’Asp di Reggio Calabria che , due anni dopo, avrebbe diretto come commissario. Secondo la legge, sarebbero dovuti passare cinque anni e non due per abolire il divieto per un ex candidato di dirigere un’azienda sanitaria.
«Si aspettavano che io tacessi, ma ognuno di noi ha una storia dietro e le storie non vanno rinnegate. Ero un uomo di Stato» ha asserito Santo Gioffrè attestando la sua coerenza morale e il suo senso del dovere nei confronti dello Stato dopo aver scoperto il marcio della sanità calabrese e le continue ruberie a danno delle casse dell’Azienda dove la contabilità era orale e dove i bilanci , dal 2013, non erano stati più approvati perché nessuno era stato in grado di ricostruire a quanto ammontava il debito.
« Così funzionavano le cose all’Asp di Reggio - ha sostenuto Gioffrè - dove gli appalti venivano prorogati senza alcun bando pubblico e le fatture dei fornitori venivano pagate due e tre volte con buona pace di chi doveva controllare che i soldi pubblici venissero spesi per garantire , anche in Calabria, una sanità degna di un Paese civile. Avevano devastato – ha continuato Santo Gioffrè - i conti dell’Asp, impedendo per sempre alla Calabria di uscire dai rigori del piano di rientro, piano che aveva fatto una macelleria sociale».
Attualmente le regioni in Piano di rientro sono: Abruzzo, Calabria, Campania, Lazio, Molise, Puglia e Sicilia di cui Molise e Calabria commissariate. La Calabria nella storia è stata considerata una terra da usare, una terra dove i bilanci non si fanno, dove sono stati chiusi 18 ospedali e dove in quasi tutte le sue aree si registra il blocco delle assunzioni con conseguente desertificazione di personale sanitario nelle strutture sanitarie per cui gli ammalati spesso sono dirottati a Soverato e talvolta a Sersale mentre prima si era in grado di dare risposte certe.
Secondo la stima di un ricercatore qualificato in Calabria muore il 5% in più delle persone per malattie facilmente curabili ( ipertensione, diabete ed altro) e per di più vengono trasferiti al Nord 320 milioni all’anno in quanto i calabresi, che non possono curarsi nella propria terra, emigrano altrove.
Lina Latelli Nucifero
Foto: Santo Gioffrè e Nadia Donato