La Gabanelli contro venditori di polizze assicurative e scribani nella politica
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ROMA, 10 OTTOBRE 2011. Si avvicina la data fatidica del 21 ottobre. In quel giorno il Tribunale per il Riesame di Monza valuterà il ricorso presentato dai pm Mapelli e Macchia contro la decisione del gip Maggia che ha respinto la richiesta di custodia cautelare a carico dell’ex sindaco di Sesto San Giovanni Filippo Penati e del suo stretto collaboratore Vimercati derubricando il reato perseguito da concussione a corruzione, reato caduto nel frattempo in prescrizione.[MORE]
Sulla vicenda nella giornata di ieri si è registrato un importante avanzamento, con la deposizione spontanea del già presidente della Provincia di Milano davanti ai pm monzesi. Della deposizione dà conto in altra parte del giornale la nostra Rosy Merola. Intanto il Corriere della Sera, giornale della borghesia milanese non pregiudizialmente contrario al Pd, continua nella sua battaglia a favore dell’accertamento dei fatti nella conduzione del comune di Sesto San Giovanni e della provincia di Milano quando a condurli era l’ex vice-presidente del consiglio regionale lombardo. Per l’occasione il quotidiano di via Solferino schiera una delle giornaliste di punta della cronaca giudiziaria italiana, Milena Gabanelli.
La conduttrice e autrice della trasmissione televisiva Report sferra un duro attacco a Penati, elevandolo a simbolo dell’ipocrisia della classe politica italiana che “sa che non conta quello che fai, ma quello che dici e come lo dici”. Milena Gabanelli ricorda un’intervista all’ex capo di gabinetto del segretario del Pd Pierluigi Bersani in cui quest’ultimo biasimava l’ing. Stanca di non aver rinunciato all’onorario di parlamentare, pur percependo quello di manager della società Expo 2015 (300.000 euro), mostrando un’avidità censurabile sotto il profilo morale. Accuse che- secondo la Gabanelli- suonano sinistre dopo quanto emerso dalle indagini sullo scandalo Sesto.
La sentenza morale dell’autrice televisiva non tarda ad arrivare: «Ci penserà il tribunale ad accertare i reati, ma senza attendere i tempi delle sentenze gli elementi per una condanna morale sono già tutti lì: nella sua opaca gestione dell’operazione Falck e nei bilanci di una Provincia che ha usato il denaro dei contribuenti per continuare a indebitarsi ed elergire. Penati una volta vendeva polizze Unipol, ma si sapeva destreggiare nelle vischiosità degli affari e della politica fino a diventare l’uomo di fiducia di Bersani, che lo ha ritenuto meritevole di governare la provincia più importante del Paese. Oggi il suo volto è diventato quello di una partito che deve rifarsi la plastica».
Ma poi l’autrice televisiva spariglia le carte ordinate di tutto il tavolo della politica e lancia i suoi strali anche contro i più insospettabili censori dei comportamenti immorali che siedono tra i seggi dell’opposizione. In particolare, propone una riflessione sullo scrittore e deputato del Pd Gianrico Carofiglio il quale, pronto a contrapporre al modello del politico corrotto incarnato da Penati, quello del politico moralmente intransigente, «vedendo presumibilmente sé stesso- dice la Gabanelli- quale espressione di una classe politica sana», subito dopo afferma di sentirsi in diritto di svolgere come attività primaria quella di scrittore considerando quella di parlamentare un lavoro che impegna «solo dal martedì al giovedì». La giornalista se la prende con coloro che «hanno i piedi in due scarpe, che sono talmente in tanti che essere al servizio del popolo e avere contemporaneamente altri impegni che appassionano (o rendono) di più, è diventato normale, addirittura morale. »
In una sorta di nemesi che ribalta storie e personaggi, coloro che alzano l’indice contro la politica corrotta dall’alto del loro spessore morale rischiano di essere buttati nella polvere del malessere del popolo che potrebbe anche non essere più tanto disposto a sottili distinzioni tra politici dalle buone letture e guappi di terzo ordine al servizio dell’interesse collettivo. Tutti potrebbero essere chiamati a giustificare il cattivo rendimento delle istituzioni politiche in un Paese che ne ha abbastanza dei minuetti verbali e delle camarille del potere.
Emiliano Colacchi
In foto, la conduttrice di Report Milena Gabanelli