La connessione tra l’uomo di internet e il centurione di Pilato
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Quando qualcosa viene omessa o trascurata è sempre l’uomo l’artefice principale, nonché il responsabile in assoluto. Un qualsiasi suo ordinario o straordinario insabbiamento va di pari passo con la voglia di costruire una società senza riferimenti celesti, se non in fantascienza, ancorata saldamente ad una filosofia pensata e ripensata solo esclusivamente dalla sua mente.
L’uomo che viaggia su internet ha forse il “potere”, ad esempio, di spostare nel cestino del suo computer la visione storica del centurione che attesta la discendenza diretta di Gesù dall’Altissimo? La verità del vangelo capace di trasformare l’umanità, rendendola non più sterile e fuligginosa, può essere ignorata o coperta da ambigue misure antropiche istituzionali, economiche, sociali, se non personali?
Una risposta affermativa a queste domande, come spesso succede, non fa altro che negare la ripresa del dialogo tra l’uomo e Dio, con il dramma di incamminarsi per un futuro che inevitabilmente prima o poi imploderà. È proprio il centurione di Pilato, preposto al controllo di ogni operazione delle guardie per la messa in croce del Redentore, che offre al mondo una verità inconfutabile.
Siamo di fronte ad un uomo rude nei gesti; invasato del suo ruolo; pagano; lontano dalla realtà del Messia; affascinato da altre dottrine. Tutto ciò rende più efficace e veritiera la sua famosa esclamazione in Matteo, 27: “Davvero costui era Figlio di Dio!”. Sarebbe perciò salutare soffermarsi per un attimo sullo schermo del pc personale, per osservare il comportamento del centurione nei confronti del crocifisso. Sembra che i due si parlino, senza di fatto farlo mai. In proposito ci vengono in aiuto le parole estratte dalla relazione ad una catechesi pasquale:
“Il centurione governa la crocifissione di Gesù. Nota ogni reazione di Lui, ogni sua Parola, ogni movimento del suo corpo. Non sente una sola Parola contro qualcuno, né un lamento che non fosse il lamento della sua preghiera. Ascolta la sua piena consegna al Padre suo. Da uomo concreto, pratico, abituato alla dura realtà del suo ministero o ufficio di soldato, constata che Gesù non è uomo come gli altri uomini. Lui è diverso, differente. Da questa constatazione la sua confessione: Davvero costui era Figlio di Dio”.
Le sue parole confermano per visione storica quello che Gesù aveva svelato al mondo. Tutto ciò che viene da Cristo è confermato storicamente e, come in questo caso, da persone che non credono già in lui. La storia non può negare la Sua missione e le Sue origini, come non può negare la dichiarazione del centurione. Se lo facesse non sarebbe altro che un rinnegamento di sé stessa, attraverso dubbi principi di volontà e senza certificare alcunché.
L’onnipotenza del Signore, in questa nostra società inarcata su sé stessa, va sostenuta non per vincere uno scontro letterario, religioso o filosofico tra due fazioni diverse, ma per rendere onore alla verità che non serve solo il credente. Il cristiano non deve prevalere sull’ennesimo torneo; dovrà solo attestare con le sue parole, le sue opere e la sua vita l’attualità del messaggio evangelico. Cristo è il “differente” per eccellenza, il cristiano invece mostrerà la sua diversità se in modo permanente saprà rappresentarLo nel contesto in cui vive, dinnanzi agli occhi di chi lo frequenta, lo guarda, lo intercetta.
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