La Cassazione annulla la condanna per omicidio in favore di Maria Misceo
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La Suprema Corte di Cassazione – prima sezione penale -, nonostante il Procuratore Generale avesse chiesto la inammissibilità del ricorso, ha annullato la sentenza di condanna ad anni 16 di reclusione emessa a carico di Maria Misceo, condividendo in pieno le diffuse argomentazioni giuridiche formulate dalla difesa, rappresentata dal cassazionista Dario Vannetiello del Foro di Napoli e dall’avvocato Andrea Melpignano del Foro di Bari.
La donna, nipote di Giuseppe Misceo, soprannominato “il fantasma” e capoclan del gruppo criminale operante da anni nel quartiere S. Paolo del capoluogo pugliese, era stata condannata per l’omicidio Donato Sifanno, freddato a Bari il 15.02.2014 con ben diciotto colpi di kalashnikov, con arresto deciso dal Gip presso il Tribunale di Bari con provvedimento del 30.12.16.
La vittima era scampata miracolosamente a ben tre precedenti agguati, rispettivamente il 22.11.13, 29.11.13 e 02.12.13.
La pena inflitta a Maria Misceo fu contenuta grazie all’ aver optato per rito abbreviato, ulteriormente ridotta grazie alla concessione delle attenuanti generiche.
La decisione assunta in primo grado in data 12.07.18 fu confermata in toto il 17.10.19 dalla Corte di assise di appello di Bari.
La specifica accusa mossa alla Misceo era gravissima e si caratterizzava per un pluralità di allarmanti condotte : aver consegnato il giorno del delitto la micidiale arma agli esecutori materiali, aver effettuato servizi di controllo ed osservazione delle abitudini della vittima ed aver, infine, reso informazioni all’organizzatore del delitto, Arcangelo Telegrafo.
La decisione assunta dai giudici capitolini appare clamorosa sia perché la donna sembrava incastrata da plurimi sms avvenuti con l’organizzatore del delitto, sia perchè la ipotesi accusatoria elevata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Bari risultava avvalorata dall’essere divenuta definitiva la condanna inflitta agli altri partecipi del delitto di omicidio : Arcangelo Telegrafo, Emanuele Grimaldi, Francesco Pace, gli ultimi due quali esecutori materiali.
Ora si rimane in attesa del deposito della motivazione da parte della Suprema Corte onde verificare quale degli argomenti giuridici ha portato i Supremi Giudici ad annullare clamorosamente la condanna inflitta.
Successivamente gli atti verranno ritrasmessi a Bari per procedere ad un nuovo giudizio innanzi ad una diversa sezione della Corte di assise di appello.