La "Buona scuola bis" è legge. Approvati i decreti in Consiglio dei ministri
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ROMA, 7 APRILE – Il Consiglio dei ministri ha approvato gli ultimi cambiamenti al sistema scolastico italiano, ed ora la Legge 107, arricchita degli otto decreti del governo, è pronta ad intraprendere l'iter per la promulgazione: passaggio alle Finanze, firma del Presidente della Repubblica e iscrizione nel Gazzettino ufficiale. [MORE]
Paolo Gentiloni ha definito la riforma "una notevole iniezione di qualità nella nostra scuola", aggiungendo che "il governo può rivendicare di aver completato nei tempi prefissati il lavoro sulla Buona scuola avviato due anni fa". Soddisfatta anche la ministra dell'Istruzione Valeria Fedeli, che commenta: "L'ampio confronto è servito a migliorare i testi, che qualificano ulteriormente il sistema di istruzione nel nostro Paese. Adesso siamo in condizioni di costruire il Testo unico per la scuola, che è altrettanto necessario".
I temi oggetto di riforma sono tanti, dagli esami, alle assunzioni, e novità per l’infanzia e gli studenti con disabilità. Previsti 30 milioni sul diritto allo studio per le borse degli iscritti agli ultimi due anni delle superiori . Quindi, voucher per libri di testo e mobilità. Niente tasse per gli studenti di quarta e quinta superiore. Cambieranno dal 2018 i percorsi delle scuole professionali: nascono biennio e triennio unico superando il "due bienni più uno", gli indirizzi passeranno da 6 a 11. Per il 2017-2018 sono certe ventimila assunzioni di docenti: il Miur ne chiede altre ventimila, il Mef ne concederà metà.
Per gli esami di maturità abolito il quizzone, le prove scritte scendono da tre a due. Per accedere all'esame resta necessario il "6" in tutte le materie, anche se un "5" può essere trasformato in sufficienza. In tal caso saranno ridotti i crediti formativi accumulati nel triennio. "Non può essere messo sullo stesso piano chi prende tutti 6 e chi ha una insufficienza", ha spiegato la ministra Fedeli dopo l'approvazione delle deleghe.
Modifiche per gli iter di formazione e assunzione dei docenti, con l'obiettivo di portare in classe insegnanti più giovani.La Legge 0-6 riorganizza anche il "nido", che non sarà più un servizio, ma l'inizio del percorso scolastico e gli educatori dovranno avere una laurea triennale ,mentre gli insegnanti della scuola dell'infanzia una magistrale. Il fondo per la riforma andrà direttamente nelle casse dei Comuni, senza passare per le Regioni: 209 milioni nel 2017, 220 nel 2018 e 239 nel 2019.
"Il governo non ascolta gli studenti, approvando testi scritti frettolosamente e che non rispondono alle reali necessità della scuola", commenta Francesca Picci, coordinatrice nazionale dell'Unione degli Studenti, che annuncia che il 9 maggio l'associazione scenderà in piazza. "L'approvazione a scatola chiusa delle deleghe è un evidente segno di antidemocraticità ci chiediamo se questo non avvenga per paura degli studenti"
Maria Minichino
(fonte immagine tvsette.net)