L'uomo cambi testa per non farsi ancora del male!
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Se l’aborto e l’eutanasia sono diventati naturali rimedi per placare le incertezze umane; se in molti preferiscono farsi saltare in aria in nome di un Dio prefabbricato nei sogni malati di falsi maestri; se l’uomo, spesso anche credente, permette che si nascondi il crocifisso nei luoghi pubblici e nella vita quotidiana di ognuno, significa che dal concetto di vita si è passati ad una idea della morte che appiana ogni ingiustizia sociale e naturale. Si lascia scorrere tra le vene il veleno della corruzione, dell’ambiguità e dell’opportunismo in campo economico, istituzionale e politico (basta seguire quest’ultimo pilotato dibattito sulla legge elettorale). Manca un punto di riferimento ideale. Si parte sempre da sé stessi e da interessi di parte, legandosi maniacalmente a questo vizio umano, oggi più pericoloso che mai. [MORE]
Fuori infatti la gente comune è costretta ad inventare la propria vita; un presidente potente decide di non sottoscrivere un accordo planetario sul rispetto dell’ambiente, snobbando persino il Papa; il terrorismo entra nelle piazze, negli stadi, nei locali pubblici, sulle porte delle Cattedrali, nei Parlamenti; nelle contese belliche; nei giochi di potere dell’area monarchica del golfo arabo. Ormai la pura è presente ovunque, anche dove non c’è un reale atto di violenza. Piazza Castello a Torino ci insegna che è cosi! Mosè innalzando nel deserto il serpente mise alla prova la fede del suo popolo chiamato ad avere fede in quel gesto suggerito dal Signore. La Bibbia racconta che i serpenti avevano già morso ognuno e il veleno stava circolando nelle vene.
Guardare con fede al serpente significava credere nel proprio Dio, interrompendo così il processo di morte per incamminarsi verso la vita. Un principio ermeneutico sottolineato, in una sua riflessione più ampia, dal mio maestro spirituale, adattandolo alla realtà attuale. Il sacerdote in proposito ci ricorda un passo straordinario di Giovanni, 3.14-21: “Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio”. L’uomo possiede anche oggi il “serpente”, innalzato dalla Chiesa al centro del pianeta, a cui guardare con fede per potersi salvare.
Mons. Di Bruno spiega chiaramente il risultato raggiunto dinnanzi ad un tale presupposto. “In questa condizione qual è la decisione che l’uomo ha saputo prendere? Quella di togliere il serpente dal centro del suo accampamento. Ha deciso che il Crocifisso, il vero Serpente Divino posto da Dio nel mondo perché l’uomo guarisca dal suo veleno di morte, guardandolo con fede, non debba più occupare il suo posto. L’uomo può anche fare questo. È nella sua volontà potersi opporre a Dio. Deve però sapere quali sono le conseguenze sciagurate di questa sua decisione. Essa condanna l’uomo alla morte del corpo, dello spirito, dell’anima”. Non ci troviamo dinnanzi ad una minaccia. Cristo è venuto non per condannare, ma redimere e salvare. Il resto, che insegue la morte più che la vita, è solo il frutto delle scelte umane passate e recenti.
Egidio Chiarella
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