L’Uniter aderisce al Dantedì con la realizzazione di elaborati sul Sommo Poeta
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L’Uniter aderisce al Dantedì con la realizzazione di elaborati sul Sommo Poeta
“La vita di Dante”, raccontata da Giovanni Boccaccio, il più geniale dei suoi biografi, è il lavoro che la presidente dell’Uniter Costanza Falvo D’Urso ha realizzato nell’ambito del progetto “ Comunicare Dante” finalizzato alla celebrazione del Sommo Poeta, omaggiato nel Dantedì del 25 marzo in occasione dei 700 anni dalla sua morte. Il lavoro della presidente è stato postato per primo, tra i tanti già consegnati dai soci che hanno aderito al progetto, promosso dall’associazione, su Facebook, Whatsapp e sul sito dell’Uniter. Ogni settimana fino al 14 settembre saranno pubblicati gli altri elaborati, sempre su Dante Alighieri, per diffonderne una maggiore conoscenza. In seguito tutti i lavori saranno raccolti e pubblicati in un unico volume.
« L’obiettivo del mio lavoro - spiega la presidente - è quello di presentare la vita di Dante attraverso l’opera sconfinata del Boccaccio che rappresenta una testimonianza fondamentale per conoscerla e per comprenderne meglio il valore. A Dante dobbiamo la lingua e la civiltà italiana fondata sull’arte, sul pensiero e sulla geografia».
La presidente, nella stesura dell’ elaborato, si avvale di informazioni tratte dalla tesi di laurea in Filologia italiana di Marta Polesana e dal libro “ Vita di Dante” di Giovanni Boccaccio a cura del professore Paolo Baldan che ha inserito un aggiornamento linguistico e sintattico per facilitare ai lettori l’approccio al saggio.
Al comune titolo “ Vita di Dante”, scritta in volgare, Giovanni Boccaccio sostituì quello di “Trattatello in laude di Dante” che, giunto a noi in tre redazioni autografe, si impone per l’aspetto celebrativo ed encomiastico. Il dantista Boccaccio dedica una particolare attenzione alla figura e all’opera di Durante Alighieri, noto come Dante, perché a Firenze, dove era nato nel 1265, si usavano i diminuitivi e vuole offrire ai contemporanei e ai posteri un ritratto del poeta fiorentino che abbia la funzione di quel monumento che la patria gli ha negato collocandolo nella storia per i valori morali e letterari. Giovanni Boccaccio aveva attinto le necessarie informazioni dalle persone, che conobbero Dante in vita, per poter raccontare fatti della vita del poeta, anche inediti, dalla nascita alla morte, arricchendoli con leggende, sogni e visioni sempre con l’intento di esaltarne l’immagine e le fasi più salienti della sua esistenza.
Tra l’altro Boccaccio afferma che Dante morì nel settembre 1321 dopo aver ricevuto i Sacramenti ed essersi pentito dei suoi peccati. Dalla narrazione del Boccaccio scaturisce un ritratto fisico e caratteriale del poeta capace di coglierne la poliedricità e le sfumature più significative. Le analisi eseguite nel 1921 sulle ossa di Dante, riscoperte nel 1865, confermano alcune caratteristiche elencate nel trattatelo: media statura, incurvamento delle spalle, viso allungato, occhi grandi, bruno il colore del viso e dei capelli, naso aquilino ma evidenziano anche alcuni tratti di un Alighiero altero, orgoglioso, lussurioso, impulsivo e animoso nell’ambito dell’ideologia politica e consapevole del suo valore.
Infatti rifiutò le condizioni di rientro in patria che consistevano nel pagamento di una ammenda e nell’andare in processione di penitenza a San Giovanni perché tale atteggiamento avrebbe rinnegato la sua innocenza e messo in rilievo la meschina viltà. E per questo motivo non rientrò mai a Firenze e preferì essere ospite dei signori del tempo e completare la sua formazione a Bologna e a Parigi.
Foto: Costanza Falvo D’Urso
Lina Latelli Nucifero