L'inno di mameli colonna sonora del primo maggio
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Roma, 4 mag. 2011 - Il concertone del primo Maggio 2011 si è svolto davanti a duecentomila persone all’insegna dello spirito d’italianità, celebrando non solo la festa dei lavoratori ma anche del 150esimo dell’unità nazionale. Lo testimonia Eugenio Finardi che canta, con a seguito un gran coro di giovani, l’Inno di Mameli in versione rock. E’ stato diverso da ogni celebrazione formale l’intervento di Ennio Morricone, che con il suo inconfondibile stile e la sua spiccata sensibilità musicale, ha unito Và Pensiero, l’Inno di Mameli e Addio mia bella addio. [MORE]
Troppi gli artisti, ad eccezione di Erica Mou, Lucariello e le due band portate sul palco dal vivacissimo Paolo Belli, che sono rimasti gli stessi che si esibiscono ormai da molti anni: Bandabardò, Daniele Silvestri, Modena City Ramblers… Ma in realtà sono stati tutti eccezionali, nonostante la musica italiana viene considerata ancora provinciale, ripetitiva e retorica. La serata è proseguita con i travolgenti Subsonica, Caparezza che ha anche espresso un suo pensiero politico a favore del Sud sempre più disprezzato ed emarginato, Daniele Silvestri, Giuliano Palma e il duetto de Gregori e Dalla.
Dimostrando ancora una volta che la miscela fra musica classica e rock, tradizioni popolari e suoni elettronici, artisti giovani e vecchi è possibile. Le protagoniste della giornata sono state le tre canzoni Và Pensiero, Bella ciao cantata più volte come del resto era già accaduto nelle precedenti edizioni. E l’Inno di Mameli che diventa a sorpresa la colonna sonora del primo Maggio, cantata da Finardi con le chitarre elettriche in primo piano, da Morricone in tono soave e sentimentale, e in tono classico da tutti sul palco e in piazza. Splendida la conduzione di Neri Marcorè, riuscendo ancora una volta a mostrarsi credibile e preparato nel suo mestiere, cioè in quello dell’entertainer, meglio di moltissimi altri cantando, recitando, facendo imitazioni e monologhi. Alternando serietà e divertimento senza mai strillare, portando in porto la lunga maratona senza mai perdere rotta.
Stefania Sanna