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TARQUINIA, 27 SETTEMBRE 2013 – Riceviamo e pubblichiamo. L’Avis segue con costante attenzione la sorte delle migliaia di donatori di sangue che, in seguito alla riforma Fornero, si troverebbero oggi costretti o ad allungare la propria permanenza sul posto di lavoro per un numero di giorni pari alle donazioni di sangue ed emocomponenti effettuate o ad una decurtazione del 2% dell’assegno previdenziale nel caso in cui non volessero o non potessero recuperare le giornate perse.
Sono ormai decine le segnalazioni che arrivano quotidianamente alla sede nazionale AVIS dalle sedi territoriali, interpellate dai patronati o dagli stessi donatori di sangue prossimi alla pensione in merito all’effettivo riconoscimento delle suddette giornate.
“La presidenza nazionale del nostro sodalizio – dichiara il presidente della sezione Avis di Tarquinia Francesco Amerighi – sta già lavorando con le istituzioni competenti e con le altre associazioni del dono per risolvere il problema, che si presenta delicato. La preoccupazione dei donatori è comprensibile, ma dobbiamo affrontare il tema nel giusto modo, con concretezza e determinazione, per questo continueremo i nostri sforzi per giungere entro breve tempo ad una soluzione chiara e definitiva, in modo da dare certezze ai donatori che sono, prima di tutto, cittadini”.
La norma prevede, infatti, che sulle anzianità contributive maturate prima del 2012 sia applicata una riduzione pari all’1% per ogni anno di anticipo nell'accesso al pensionamento rispetto all’età di 62 anni. Il taglio sale al 2% per ogni ulteriore anno di anticipo rispetto ai 60 anni.
Diversi istituti contrattuali, seppur coperti da contribuzione effettiva e utili ai fini pensionistici - come ad esempio congedo matrimoniale, permessi per Legge 104/1992, donazione sangue, permessi retribuiti per motivi familiari e lutto, diritto allo studio, sciopero e congedi parentali (ex maternità facoltativa) - sembrerebbero non utili al fine di determinare l’anzianità da prendere in considerazione per non far scattare le penalizzazioni previste.
La donazione di sangue, regolata in Italia dalla legge 219/05, prevede secondo l’articolo 8 comma 1 della stessa legge il riconoscimento della retribuzione e dei contributi per la giornata in cui si è compiuta la donazione.
“Penalizzando i donatori dal punto di vista pensionistico – conclude Amerighi - non si riconosce il valore morale e solidale della donazione di sangue e si scoraggia per l’immediato futuro la chiamata dei donatori, attuali e potenziali, mettendo seriamente a rischio l’obiettivo dell’autosufficienza nazionale di sangue ed emocomponenti. E questo, semplicemente, non è accettabile”. [MORE]
Notizia segnalata dall’Avis sezione Tarquinia