L'amianto nel Lazio: una battaglia ancora da combattere
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L'amianto nel Lazio: una battaglia ancora da combattere

mercoledì 11 maggio, 2011

Roma, 11 maggio 2011. Al cuore della questione ambientale, i processi di decontaminazione delle aree con presenza di amianto naturale ed antropico (da ciclo di lavorazione industriale o utilizzo edilizio) rappresentano uno dei vertici delle politiche di riqualificazione dell’ambiente. Oggetto della legislazione nazionale fin dal 1992 (la legge 257 vieta la produzione e la commercializzazione dell’amianto), la gestione del rischio da contaminazione di polveri di amianto conosce un rilancio sul piano scientifico e politico attraverso un ripensamento degli strumenti di intervento pubblico che hanno fin qui trattato il problema[MORE]. Un progetto di legge proposto dal consigliere regionale della Federazione della Sinistra Ivano Peduzzi, sostenuta dall’Associazione Italiana Esposti Amianto, raccoglie gli esiti del dibattito in corso e individua alcune innovazioni utili a superare le inadeguatezze della legislazione del 1992.
Da un’impostazione centrata sulla riduzione del danno da contaminazione di amianto perseguita attraverso l’isolamento del materiale ad alto impatto cancerogeno (il mesotelioma della pleura è il tipo di tumore più direttamente connesso all’inspirazione di polveri di amianto), la proposta dell’opposizione regionale suggerisce di passare a una logica integrata e complessa di riqualificazione territoriale dei siti contaminati attraverso iniziative organiche di monitoraggio e sorveglianza epidemiologica estese a target che comprendono anche le popolazioni esposte e non lavoratrici. La presenza di focolai di diffusione eccezionale di malattie legate all’epidemiologia da amianto in aree come la Valle del Sacco e Colleferro, Ferentino, Civitavecchia esorta l’amministrazione regionale a rivedere il piano di difesa dai pericoli derivanti dall’amianto del 1998 che non è riuscito a costruire un sistema di gestione organica del rischio. Per ottenere risultati maggiormente incisivi, il ddl regionale appresta alcuni strumenti innovativi nella direzione di realizzare interventi organici di bonifica. La realizzazione di un sistema di sorveglianza dei lavoratori e dei cittadini esposti ed ex esposti all’amianto attraverso il rafforzamento del rapporto con il registro nazionale Mesoteliomi e la creazione di un registro regionale degli esposti; il completamento dell’individuazione e classificazione dei siti contaminati da amianto antropico e quelli da amianto naturale; la costruzione di un sistema di sensibilizzazione del pubblico attraverso campagne informative che deve coronare in una conferenza annuale e nell’attività di una Commissione regionale sull’amianto ancora da organizzare, sono tutte misure indirizzate a generare una politica territoriale e integrata per la bonifica dei siti contaminati e per la riqualificazione delle aree a rischio. I benefici della legge Peduzzi potranno registrarsi in un’ottica pluriennale, in una scala temporale congrua per una reale ed efficace politica ambientale
 


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