Jobs Act, dalla Boldrini a Fassina pioggia di critiche. Alfano: «È il trionfo del Ncd»
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ROMA, 21 FEBBRAIO 2015 - Ieri l’approvazione, oggi le critiche. All’indomani del via libera del cdm ai decreti attuavi sul Jobs Act, il premier Renzi fa i conti, o dovrebbe, con le critiche provenienti dalla minoranza del suo stesso partito e non solo. Un’anomalia all’italiana si potrebbe dire, ma di fatto è quanto sta avvenendo già da diverse settimane.
La riforma sul lavoro, come noto, è da sempre un nervo scoperto della sinistra italiana e lo è ancor di più se si rimuove uno dei capisaldi dei diritti dei lavoratori quali l’articolo 18. Inoltre, se si considera che il voto in aula della Camera, qualche settimana fa, è avvenuto in Aula semideserta con le opposizioni che per protesta hanno deciso di non partecipare ai lavori, si delinea un quadro dove il confronto ed il dialogo parlamentare è praticamente assente.
A tal proposito è intervenuta quest’oggi la presidente della Camera, Laura Boldrini: «Ci sono stati anche dei pareri non favorevoli da parte delle commissioni di Camera e Senato e forse sarebbe stato opportuno tenerli nel dovuto conto». Presente ad Ancona durante un’iniziativa riguardante l’associazionismo e le cooperative di settore, la Boldrini ha aggiunto: «Mi piace aderire a un’idea di un’associazione perché credo nei ruoli intermedi. Credo che i sindacati, le associazioni abbiano un ruolo centrale per il nostro paese perché quel ruolo è nella nostra Costituzione». Infine, la presidente della Camera sembra dare una sorta di messaggio proprio al presidente del Consiglio, Matteo Renzi: «L’idea di avere un uomo solo al potere contro tutti e in barba a tutto a me non piace, perché non rispetta l’idea di democrazia».
Ma contro il premier Renzi le critiche più forti ed avverse arrivano dalla minoranza del Pd, su tutti Stefano Fassina e Pippo Civati. Per il primo, che nel governo democratico di Bersani fu ministro dell’Economia, il Jobs Act approvato dal governo rappresenta non soltanto «una grave frattura e una ferita nei confronti del Parlamento, poiché è stato ignorato il parere unanime delle commissioni su un provvedimento come quello del lavoro», ma secondo Fassina diventa altresì «uno schiaffo al gruppo parlamentare del Pd». Ed entrando nel merito della riforma del lavoro approvata, a margine dell’assemblea nazionale di Sinistra dem, Stefano Fassina ha detto: «Si è tornati agli anni Cinquanta. La propaganda di Renzi prende in giro i precari e procura un danno ai lavoratori».
Sulla stessa linea il parere di Pippo Civati: «Il decreto sulle liberalizzazioni è un “minibersani”, mentre il Jobs Act era il provvedimento che aspettava da anni la destra. Che in fatti festeggia. Meno di Bersani sulle liberalizzazioni, più Berlusconi sul lavoro». Altra parole di dura critica giungono dal leader di Sel, Nichi Vendola: «I decreti attuativi confermano, nonostante la volontà contraria del Parlamento, i licenziamenti collettivi. Non si chiarisce - continua Vendola - quali siano le risorse utili ad alimentare gli ammortizzatori sociali, si conferma la sparizione dell'art.18, sparisce il diritto al lavoro e avanza il diritto al licenziamento, restano 45 contratti atipici su 47. Sacconi mi pare sia il vincitore di questa partita».
E paradosso vuole, che proprio dal centrodestra arrivino le parole più dolci per il premier Renzi. Il ministro dell'Interno, nonchè leader del Ncd, Angelino Alfano, ha così commentato l'approvazione dei decreti attuativi del Jobs Act: «Il Cdm di ieri è il trionfo del nostro stare al governo, sta a significare che è superato l'articolo 18. Chi aveva mai cancellato lo statuto dei lavoratori e l'articolo 18?» domanda Alfano. «Noi siamo pronti a rinnovare il nostro patto in questo governo per andare avanti fino al 2018. Noi al presidente del Consiglio diciamo con franchezza che ci stiamo per i prossimi tre anni per fare le riforme, per andare avanti, per prendere decisioni come quelle del Consiglio dei ministri di ieri, che è stato il nostro trionfo. Noi dobbiamo andare avanti avendo le idee chiare».[MORE]
Ed ecco quali sono i prossimi impegni secondo il leader del Ncd. «Nel rinnovato patto di governo con il presidente del consiglio ora chiediamo un "Family Act", Una legge a tutela delle famiglie - spiega Alfano - . Come il Jobs Act è un traguardo storico, così riteniamo che la tutela delle famiglie, quelle composte da un uomo e da una donna, vadano tutelate. Questi sono fatti - ha concluso il segretario Ncd - : mentre a destra si fanno liti e proclami, noi portiamo a casa risultati compatibili con la nostra cultura ed i nostri valori».
(Immagine da gds.it)
Giovanni Maria Elia