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ROMA, 25 DICEMBRE – L’ultimo atto dei lavori parlamentari al Senato prima della pausa natalizia è stato lo stop alla proposta di legge più dibattuta delle ultime settimane, a causa del mancato raggiungimento del numero minimo legale per la votazione sulle pregiudiziali di costituzionalità. [MORE]
Dopo i primi interventi in Aula, in effetti, il Sen. Calderoli (Lega) ha chiesto la verifica del numero dei presenti ed è risultata la presenza di 116 Senatori, a fronte di un quorum di 149. A spiccare erano soprattutto gli scranni deserti del M5S, ma anche dello spicchio dei “Centristi” della maggioranza e di 29 esponenti del PD. Il Presidente dell’Assemblea Grasso non ha potuto fare altro che constatare l’impossibilità di raggiungere il numero legale e decretare pertanto la fine dei lavori.
Le opposizioni, soprattutto a destra, hanno in un primo momento esultato in vista dell’ormai prossimo scioglimento delle Camere, che potrebbe impedire un nuovo esame della proposta di legge. “Lo ius soli è morto e sepolto” – ha commentato lo stesso Calderoli – “per me è una grande vittoria”. Gli ha fatto poi eco il Forzista Gasparri: “Gli emendamenti che abbiamo proposto, ma soprattutto la mancanza del numero legale, hanno fatto naufragare questa legge folle”. Il Vicesegretario dem Martina ha invece addossato la responsabilità soprattutto agli esponenti M5S, tacciati peraltro di “opportunismo piccino” dal Sen. Manconi (che ha tra l’altro annunciato di aver sospeso il suo sciopero della fame, intrapreso negli scorsi giorni, ma non il suo impegno per l’approvazione della legge).
Nel frattempo, però, il Presidente del Senato Grasso ha comunicato che alla ripresa dei lavori parlamentari, fissata per il 9 gennaio, all’ordine del giorno ci saranno alcune “comunicazioni del Presidente”. Si vocifera che il neo-leader di LeU, fervido sostenitore dello ius soli, intenda tentare di inserire nuovamente la proposta di legge nella calendarizzazione, cercando di effettuare un blitz prima della conclusione dell’attuale legislatura. A tal proposito, sono tornate a levarsi le proteste dell’opposizione, in particolare da parte di Forza Italia: il Capogruppo dei Berlusconiani, il Sen. Romani, ha affermato in un’infuocata nota ufficiale che “calendarizzare un tema controverso e discusso come la radicale modifica delle procedure per ottenere la cittadinanza italiana al termine di una seduta di fine legislatura è prima di tutto da irresponsabili”. Il Numero Uno di Palazzo Madama, dal canto suo, si è difeso ricordando che il calendario dei lavori viene stabilito nella Conferenza dei Capigruppo e poi confermato da un voto dell’Aula ed ha quindi affermato che “nessun intervento del Presidente ha alterato quanto stabilito dalla sovranità dell’Assemblea”. In ogni caso, Romani ha promesso che il suo gruppo si opporrà certamente anche nel corso della prossima legislatura all’approvazione della legge che estenderà la cittadinanza ai figli degli immigrati.
Francesco Gagliardi
Fonte immagine: pierluigipiccini.it