Italia 2018, il punto sui seggi e i possibili scenari
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Italia 2018, il punto sui seggi e i possibili scenari

lunedì 5 marzo, 2018

ROMA, 5 MARZO 2018 - Mentre proseguono incessantemente le operazioni di spoglio nelle oltre 60mila sezioni, lo scenario che il day-after del 4 marzo consegna all’elettorato italiano è ben distante e differente rispetto a quello delineato dagli ultimi sondaggi pubblicati e trapelati prima dell’andata alle urne. In un panorama di generale incertezza, tre sono le certezze che emergono in questo 5 di marzo.

La prima (nonché principale) è l’assenza di una maggioranza di governo. Il MoVimento 5 Stelle è il primo partito, ma non ha i numeri per guidare un esecutivo da solo. Né tantomeno li ha il centrodestra, vincitore di queste elezioni ma anch’esso privo della forza per correre in autonomia. La seconda certezza è il tracollo del Partito Democratico, e più in generale della sinistra Italiana, staccata decine di punti percentuali dal centrodestra e dall’M5S. La terza, infine, è la vittoria delle forze antisistema: dai pentastellati alla Lega che stacca FI in coalizione, sono i c.d. “populismi” ad aver vinto questo round. Ma andiamo con ordine.[MORE]

I NUMERI – In attesa dei risultati definitivi, il MoVimento 5 stelle si afferma come primo partito, conquistando all’incirca il 32% delle preferenze nelle due camere del Parlamento (32% alla Camera, 31,7% al Senato attualmente). Va ancora meglio alla coalizione di centrodestra, dove la Lega Nord supera abbondantemente le più rosee aspettative attestandosi al 18% sia a Montecitorio che a Palazzo Madama, staccando di quasi 4 punti Forza Italia: per il partito di Berlusconi, infatti, i dati parlano di un 13,9% alla Camera dei Deputati e di un 14,4% al Senato della Repubblica. Si conferma terza forza del centrodestra Fratelli d’Italia, con un positivo 4,3% in entrambi i rami del Parlamento. Noi con l’Italia fermo, infine, all’1,3%.

Sul fronte di centrosinistra, il Partito Democratico accusa il peggior risultato dalla sua nascita: 19% alla Camera, uno 0,3% in più al Senato. E non va meglio al resto della coalizione, con +Europa che fallisce l’aggancio a quota 3% (2,6% e 2,4% i dati attuali), mentre Civica Popolare e Insieme non riescono a sfondare quota 1%. I voti del partito di Emma Bonino confluiranno dunque nel gruppo parlamentare del PD. Se Atene piange, tuttavia, Sparta non ride: delude, infatti, LeU di Pietro Grasso, fermo a poco più del 3 % in entrambe la Camere, appena sopra lo sbarramento e ben distante dai 5/6% cui facevano pensare gli ultimi sondaggi.

Tra i partiti sotto lo sbarramento, Potere al Popolo si attesta, invece, intorno all’1%, mentre non raggiungono questa quota le altre forze (fra cui spiccano Casapound, Forza Nuova e Popolo della Famiglia).

GLI UNINOMINALI – Passando invece ai collegi uninominali, la cartina dell’Italia parla chiaro: al nord è quasi cappotto del centrodestra, mentre il MoVimento 5 stelle fa en plein (o quasi) al sud e nelle isole. Male, anche qui, il centrosinistra. Cadono infatti molti big, tra cui spiccano i nomi di Minniti e Franceschini. Passa Renzi nella sua Firenze, la Boschi a Bolzano, Gentiloni a Roma, Padoan a Siena ed anche Magi e Bonino (forse), poi (quasi) il nulla. Cadono, tutti, i nomi di Liberi e Uguali, da D’Alema a Grasso, passando per Boldrini, ampiamente sconfitti nei rispettivi collegi del maggioritario.

I SEGGI Dati alla mano, è ormai possibile tracciare, seppure con approssimazione, quella che sarà la geografia del prossimo Parlamento. Secondo le stime fornite dalla Rai, alla Camera, dove la maggioranza assoluta è di 316, la coalizione di centrodestra dovrebbe conquistare un numero di seggi compreso tra i 247 e i 257, di cui circa 115-123 alla Lega, 99-104 a FI e 24-34 per FdI. Oscillano tra 230 e 240, invece, i seggi del MoVimento 5 Stelle, oltre cento in più dei 104-110 previsti per il PD. Fermo tra gli 11 ed i 19 LeU.

Lo scenario non è dissimile a Palazzo Madama, dove la maggioranza assoluta è a quota 158. Qui, la stima Rai attribuisce tra i 128 ed i 140 seggi al centrodestra, seguito dal M5S con 109-119 seggi. E’ debacle centrosinistra, invece, con un numero compreso tra i 47 ed i 55 seggi. LeU, infine, tra i 7 e gli 11.

GLI SCENARI – Quali sono, dunque, i possibili scenari per la formazione di una maggioranza di governo? Non sarà affatto semplice il compito che spetterà a Sergio Mattarella. Nessuna delle forze, infatti, ha i numeri per correre da sola. E l’ago della bilancia potrebbe essere rappresentato dal PD, il quale però si è già schierato all’opposizione. Prevedere quale sarà la linea adottata dal Nazareno, tuttavia, è ancora impossibile: non è infatti da escludersi la possibilità di qualche “fuoriuscita”, che consenta alla coalizione di centrodestra di avere una “stampella” cui appoggiarsi per avere la maggioranza. Scenario, questo, che sarebbe stato molto plausibile in caso di premiership Tajani, ma che è più complesso ora che (stando agli accordi pre-elettorali) il leader sarà Salvini.

Guardando al MoVimento 5 stelle, la linea “dura” dei grillini, che sembrerebbero rifiutare qualsiasi scambio di ministeri, potrebbe rappresentare una chiusura ad una qualsivoglia alleanza, sia a destra che a sinistra. E anche un fronte “populista”, con Lega e M5S, non sembra essere uno scenario realistico, considerato che i risultati di ieri, di fatto, potrebbero consegnare la leadership dell’intero centrodestra (anche di quello moderato) a Matteo Salvini.

Il primo banco di prova saranno, ad ogni modo, le elezioni dei presidenti delle camere: lì si potrebbero delineare le prime, possibili, alleanze politiche. Saranno tuttavia solo le settimane a venire a chiarire cosa aspettarsi per il futuro dell’Italia.

Paolo Fernandes

Foto: termometropolitico.it


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