Istat: è stagnazione, il Pil nazionale non cresce dal 2011
Economia Umbria

Istat: è stagnazione, il Pil nazionale non cresce dal 2011

mercoledì 15 ottobre, 2014

ROMA, 15 OTTOBRE 2014 – «La differenza tra la finanziaria 2014 e quella del 2015 è che ci sono 18 miliardi di tasse in meno. Tutto qui. L’Italia riparte», twitta alle 10.22 il premier Matteo Renzi, nel giorno in cui i riflettori sono puntati sulla Legge di Stabilità, ma l'Istituto nazionale di statistica conferma la stagnazione dell’Italia.

Secondo l’ultimo report dell’Istat, in termini congiunturali, il prodotto interno lordo (Pil) non cresce dal secondo trimestre del 2011: nel secondo trimestre del 2014, il Pil «è diminuito dello 0,2% rispetto al trimestre precedente e dello 0,3% nei confronti del secondo trimestre del 2013».

I dati odierni, coerentemente con il nuovo sistema di calcolo “Sec 2010”, registrano un peggioramento rispetto alla precedente stima, diffusa il 29 agosto, «una diminuzione dello 0,2% in termini sia congiunturali, sia tendenziali».

Inoltre, il secondo trimestre del 2014 ha avuto una giornata lavorativa in meno sia rispetto al primo trimestre (gennaio-marzo), sia rispetto allo stesso periodo del 2013.

«Nel 2013 - evidenzia l’Istat - il Pil corretto per gli effetti di calendario è diminuito dell'1,9%. Si precisa che il 2013 ha avuto lo stesso numero di giornate lavorative rispetto al 2012».

Peggiora dunque anche la variazione acquisita del Pil per il 2014, pari a -0,3%.[MORE]

In merito ai consumi, rispetto al trimestre precedente, «sono cresciuti dello 0,1%, mentre gli investimenti fissi lordi hanno registrato una flessione dello 0,9%. Le importazioni sono aumentate dello 0,8% e le esportazioni dell'1,1%».

Dal quadro delineato, emergono «andamenti congiunturali negativi per il valore aggiunto di tutti i settori: industria (-0,5%), servizi (-0,1%), e agricoltura (-1,0%). In termini tendenziali, il valore aggiunto delle costruzioni è diminuito del 2,3%, quello dell'industria in senso stretto dello 0,4%, quello dell'agricoltura dello 0,6% e quello dei servizi dello 0,1%».

Dati positivi invece sul piano della pressione fiscale, nel primo semestre dell’anno pari al 40,7%, scendendo dello 0,5% su base annua


Domenico Carelli

(Foto: istat.flcgil.it)


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