Isis, padre del giornalista ucciso Foley: 'Dobbiamo negoziare con Isis'
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PARIGI, 11 OTTOBRE 2014 - Centotredici in diciotto mesi: tanti sono i reporter che hanno perso la vita nei teatri di guerra, nei posti più disparati del mondo in cui per passione, ancor prima che per lavoro, cercavano di raccontare al mondo le atrocità e le sofferenze delle zone martoriate dai conflitti. Il Premio Bayeux, come ogni anno, è una celebrazione innanzitutto al loro sacrificio, alla loro memoria, e un riconoscimento a chi ha il coraggio di continuare, perchè la luce su quei tristi teatri non può spegnersi.
Lo sa bene John Foley, padre di quel James Foley che ha perso la vita sul campo di battaglia, nel modo più cruento e disumano. Il sequestro di James, iniziato con il rapimento suo e di altri reporter nel novembre 2012, terminava con la sua decapitazione documentata nel video rilasciato dall'Isis al mondo intero il 20 agosto di quest'anno. Da quel giorno, John non ha mai smesso di gridare quanto fosse orgoglioso di quel figlio, ricordandolo come un 'Martire della Libertà'. Ed oggi, a margine della consegna del Premio Bayeux 2014 a AFP, Times, France Inter e BBC, dove James è stato naturalmente insieme agli altri ricordato, John e sua moglie Diane hanno rilasciato dichiarazioni anche sull'Isis e sulla necessità urgente di mettere fine a questo massacro.
[MORE]Come riportato dall'agenzia Maannews.net, John Foley chiede di valutare, 'eventualmente', una negoziazione con i terroristi dello Stato Islamico: 'Alla fine, penso che stiamo andando verso una negoziazione. Questa situazione non sembra poter essere risolta da un intervento militare'. Per John l'uso della forza sembra non portare nessun risultato reale, tale che possa essere la fine dell'ennesima guerra che tante vittime civili sta mietendo
'Non costa nulla parlare con i militanti che stanno imperversando in gran parte dell'Iraq e della Siria e che, con i brutali assassini di diversi ostaggi occidentali, il primo dei quali è stata la decapitazione di mio figlio, ha inviato onde d'urto forti alla comunità internazionale'. La via del dialogo, non quella delle armi, può essere per John Foley, la chiave per sbloccare una situazione ormai degenerata.
Diane Foley ha poi aggiunto che bisogna studiar loro e le loro reali intenzioni. 'Uno degli errori' – continua la madre di James - 'è se permettiamo che questi terroristi impediscano ai giornalisti di andare in queste zone', esortando i corrispondenti a continuare nella loro missione, rischiosa, ma tanto nobile quanto fondamentale.
Salvatore Remorgida