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NAPOLI, 9 LUGLIO – A circa 24 ore dalla notizia della liberazione della città di Mosul, è arrivata la comunicazione ufficiale del primo ministro Iracheno Haidar al Abadi, che ha annunciato la vittoria a “Mosul liberata dall’Isis”. Il premier è ora in città per congratularsi con l’esercito, artefice della riconquista.
“Eroici”, così sono stati definiti i membri delle forze armate irachene, da ottobre scorso opposte ai miliziani del sedicente stato islamico per riconquistare la roccaforte di Daech. Gli alleati americani hanno intanto neutralizzato le ultime sacche di resistenza del califfato ancora presenti in città.[MORE]
L’offensiva dell’esercito regolare iracheno, supportato dall’aviazione statunitense, era iniziata circa 10 mesi fa. Dopo durissimi combattimenti, le forze di Baghdad sono riuscite ad aver ragione delle milizie del califfato, che hanno opposto una strenua resistenza. Proprio nella giornata di ieri, infatti, l’agenzia di stampa Amaq, vicina al sedicente stato islamico, aveva risposto all’annuncio della liberazione da parte dell’esercito Iracheno promettendo una difesa fino alla morte per mantenere la città.
Alcuni media hanno parlato di un suicidio collettivo degli jihadisti rimasti, ma la notizia non è stata confermata. Altri combattenti hanno invece tentato di fuggire ad est, attraversando il Tigri, ma sono stati fermati dalle forze armate di Baghdad. Ad annunciarlo è stato il generale Yahya Rasul, portavoce ufficiale dell’offensiva.
Nonostante la conquista di Mosul rappresenti un duro colpo per il califfato, la presenza dell’Isis continua ad essere particolarmente significativa in Iraq. Daech controlla infatti ancora all’incirca 400 chilometri di territorio lungo il confine con la Siria, ed un’ampia area ad ovest di Kirkuk.
Le ultime settimane di combatimento, ad ogni modo, sono state le più "crudeli" e difficili per la popolazione civile. Medici Senza Frontiere ha infatti sottolineato come, messi spalle al muro, gli jihadisti hanno sempre più fatto ricorso a bombe "sporche": ordigni riempiti di sassi e vetri, fortemente inclini a ferire e creare infezioni. Si stima che negli ultimi giorni siano stati decine di migliaia i civili bloccati in alcune aree della città dalla presenza di sacche di resistenza del califfato.
Paolo Fernandes
Foto: lastampa.it